Funerali negati, proteste islamiche

Il divieto del sindaco Domenico Crespi per la celebrazione del funerale non è stato digerito facilmente dalla comunità islamica: «Ci ha mentito. Non voleva fare il funerale nella sede dell’associazione, e aveva promesso che ci avrebbe trovato un altro luogo - ha detto il responsabile della comunità, Marco El Sheikh -. Noi eravamo d’accordo, l’importante era tributare il giusto ricordo alle vittime della cascina Vistarina, e non fare polemica; ero disposto anche a non presentarmi alla cerimonia, se la mia presenza di guida della comunità avrebbe potuto dare fastidio. Il problema è che il sindaco ha ritrattato le sue promesse».

Marco El Sheikh, infatti, afferma che il giorno seguente, mercoledì, un membro della comunità si è recato in municipio per sapere se era stato trovato un luogo alternativo, e solo dopo un’attesa di due ore ha potuto parlare al telefono col sindaco: «Ha ritrattato tutto, ha detto che l’accordo non esisteva, e che il funerale sarebbe dovuto avvenire a Lodi».

Il motivo del risentimento della comunità islamica di Sant’Angelo sta nel fatto che sarebbe stato proprio il padre delle vittime, Ashraf, a chiedere di svolgere la cerimonia nel proprio paese, con quella comunità che lui frequentava, con suo figlio Rami. «Il sindaco voleva mostrare il pugno duro davanti alle opposizioni - ha continuato Marco El Sheikh -, ma ha fatto solo una brutta figura con i suoi compaesani che invece, davanti alla tragedia, hanno dimostrato sensibilità: più di una volta infatti sono stato fermato da cittadini che volevano portare le condoglianze ai familiari».

Secondo la guida della comunità, quindi, «il sindaco Crespi ha dimostrato poca umanità, soprattutto perché è venuto a trovare il padre e, proprio davanti a lui, ha chiarito il divieto di fare la cerimonia. Avrebbe potuto parlarne con noi in separata sede, invece di aggiungere altro dolore a una persona già distrutta».

Della stessa idea anche l’imam di Sant’Angelo, Mohamed Abdelrahman, che ha commentato: «Questa è una tragedia per i musulmani; ci aspettavamo le condoglianze da parte del sindaco, non certo le minacce».

I due rappresentanti della comunità, quindi, non hanno avuto peli sulla lingua, anche se hanno preferito non allargare il discorso alla questione moschea: «Queste sono faccende che vanno affrontate in un altro momento. Davanti alla tragedia certe cose si possono anche mettere in secondo piano».

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