Nella Bassa sbarcano i “pirati del Po”

I pirati del Po arrivano sulle sponde lodigiane. Da Somaglia a Caselle Landi fino a Castelnuovo le rive del grande fiume si sono affollate ad agosto e settembre di gruppi di stranieri che praticano pesca intensiva e non sempre con mezzi legali. Mancano le prove, ma il sospetto è che i pirati del Po che da anni battono il fiume tra Parma, Reggio, Cremona e Mantova abbiano spostato il loro raggio d’azione a Lodi e Piacenza. E qualche conferma indiretta sembra esserci, compreso l’incremento di furti di motori di barche e strumentazioni di pesca sportiva nel piacentino e a Chignolo Po.

Le segnalazioni su gruppi di stranieri presenti in riva al Po si moltiplicano. Sarebbero in particolare rumeni, molti residenti in Piemonte, come confermano i controlli delle forze dell’ordine. Il dubbio sui reali motivi di tali spostamenti è fugato da un conoscitore del fiume e dei pescatori incontrato al centro nautico di Somaglia. «Vengono davvero a pescare, ma non c’è da stupirsi - dice l’uomo -. I pescatori si spostano di centinaia di chilometri per cercare i pesci migliori. Arrivano qui a Somaglia dal Piemonte così come arrivano turisti dalla Germania a pescare nel Mantovano. Il problema è se lo fanno in modo regolare o meno, e abbiamo i nostri dubbi al riguardo. Proprio dal centro nautico abbiamo chiamato più volte le forze dell’ordine per intervenire, ma non sono mai arrivati. Da una decina di giorni tutto è tranquillo, ma ad agosto e settembre bivaccavano in riva al fiume anche per una settimana interi gruppi di stranieri. E 15 giorni fa c’erano alcuni pescatori con dei generatori per i frigoriferi».

A cosa servano con precisione non si sa, ma la voce ricorrente è quella riferita da un conoscitore della zona. «Prendono il pesce, i siluri, e poi lo rivendono, lo portano nel loro Paese o lo consegnano a ristoratori italiani che non si fanno troppi problemi».

Da anni, più a est lungo il corso del fiume, a Cremona, Mantova, Parma o Reggio Emilia, i pescatori denunciano i pescatori di frodo stranieri che con scariche elettriche e reti fanno razzia di pescato, a volte pulendolo e sfilettandolo sul posto e commerciando illegalmente tranci di siluro, magari spacciati per altro pesce sulle tavole nostrane o spediti nell’Est Europa, dove è considerato una prelibatezza.

«Ci sono casi anche da noi: ci sono cittadini dell’Est residenti in Italia che arrivano con i parenti provenienti dai Paesi d’origine e pescano con le reti in uso nei Balcani, un metodo illecito - spiegano dalla Forestale di Lodi -. Non abbiamo prove di commerci illegali, ma che ci sia pesca di frodo è sicuro. E del resto un paio di controlli congiunti con la polizia provinciale in estate hanno prodotto sequestri di attrezzature e oltre 3 mila euro di sanzioni. Il problema è che i pattugliamenti sono molto complessi da eseguire».

Anche perché spesso i pescatori di frodo hanno le carte in regola. Strumenti e pescato irregolare se ne sta ben nascosto in attesa che i rari controlli passino senza fare danni.

«I controlli sono aumentati, ed abbiamo rilevato diversi cittadini dell’Est Europa residenti in Piemonte sulle nostre sponde - spiega Arcangelo Miano, comandante della polizia provinciale di Lodi -. Tuttavia le verifiche hanno dato esiti regolari. Continueremo a vigilare»

Andrea Bagatta

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