Multiconsult, a Codogno i dipendenti aspettano ancora i loro soldi

All’appello mancano mensilità arretrate, la software house ha chiuso i battenti dopo un’inchiesta della Finanza del 2017 ed è soggetta a procedura fallimentare

Dopo cinque anni i lavoratori della Multiconsult di Codogno attendono ancora i loro soldi. La software house con sede legale in via Roma, travolta da un’inchiesta della guardia di finanza scattata a maggio 2017 e soggetta a procedura fallimentare infatti non ha ancora saldato tutti i debiti. E i dipendenti, un centinaio in tutto sparsi nelle varie sedi a Milano, Padova, Roma e Napoli, sono riusciti “miracolosamente” ad avere i loro Tfr e buona parte delle mensilità arretrate. Ma il resto che spetta loro potrebbe non arrivare mai.

«La prima erogazione degli stipendi arretrati che ha fatto il curatore fallimentare è avvenuta a cavallo tra il 2021 e il 2022 - spiega un dipendente di Codogno della Multiconsult -. Per quelli rimanenti dipenderà da quanto riesce a racimolare ancora il curatore, ma a questo punto dovranno avere una percentuale anche gli altri creditori, chirografari e fornitori, e non è detto che per noi dipendenti rimanga ancora qualcosa». Così c’è chi ha messo in conto di doversi accontentare di quanto ha portato a casa. E stante le premesse non era affatto scontato.

Quello scoperchiato dalla guardia di finanza era un sistema di società di comodo create appositamente per frodare il fisco, evitando di pagare tributi e contributi previdenziali e assistenziali e costringendo i lavoratori a dimettersi per poi essere riassunti. Il deus ex machina era un commercialista di Latina, condannato in via definitiva, il quale aveva suggerito ai titolari della multiservice, padre e figlio di Codogno, come aggirare appunto lo Stato.

Ad accorgersi che qualcosa non andava erano stati gli stessi lavoratori allorché il Fondo pensioni cui avevano aderito, li aveva avvisati che i datori non versavano le quote. Ma quando avevano provato a chiedere spiegazioni si erano sentiti rispondere che se le cose non stavano loro bene, non dovevano far altro che cambiare lavoro. Poi il blitz della guardia di finanza ha rotto il “giocattolo magico”. «All’inizio pensavamo di non prendere neanche un euro, perché il sistema di scatole cinesi e società fittizie era sofisticato da ricostruire» commenta il dipendente codognese. E quanto al resto degli arretrati, «si vedrà».

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