LODIGIANO Circoli Acli chiusi da un anno: «Riapriamo come i bar»

Il presidente provinciale Calcamucchio: «I nostri soci ci chiedono quando torneremo alla normalità»

Anche nel Lodigiano i rappresentanti delle Acli si uniscono alla mobilitazione nazionale attivata ieri, oggi e domani per chiedere che, nel rispetto delle norme di sicurezza, i circoli possano riaprire e continuare a svolgere il proprio ruolo nelle comunità. «Ormai è quasi un anno che i circoli e quelle che chiamiamo mescite sono chiusi – spiega il presidente provinciale Anteo Calcamucchio, simbolicamente schierato davanti al circolo di Bertonico -. Oltre ad essere una questione di sopravvivenza economica, aggravata dagli investimenti che abbiamo fatto per adeguare gli spazi alle norme anticovid, è prima di tutto una questione sociale: in tutto il territorio, i nostri soci chiedono quando si potrà tornare ad aprire, come sono aperti tutti i bar, perché i circoli sono un luogo di aggregazione, un modo per stare insieme, per scambiare quattro parole, per fare una partita di tombola, per sconfiggere la solitudine». L’appello nazionale chiarisce la situazione: «Gran parte degli enti del Terzo settore, che si occupa di cultura e socialità, da mesi è stata costretta a fermarsi, oltre ad essere miseramente “ristorata”. Nessuno chiede di essere aperti dove la salute viene messa a rischio, ma di non essere discriminati». Per questo le Acli chiedono che «nelle zone gialle, dove sono aperte le attività commerciali profit, lo siano anche le nostre analoghe attività di somministrazione, essenziali per restare in piedi e ripartire appieno quando sarà possibile», e «che il Fondo straordinario per il sostegno degli enti di Tezo settore sia incrementato di almeno 300 milioni».

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