L’ex titolare rivuole la sua ditta

È l’ingegner Alberto Vaghini l’asso nella manica delle istituzioni che con lui vogliono salvare i 165 dipendenti della Schneider di Guardamiglio. Contro la multinazionale francese specializzata nella produzione di apparecchi elettronici di media tensione si schiera a sorpresa un imprenditore locale, che a 73 anni è pronto a rimettersi in gioco per quei lavoratori che conosce quasi uno ad uno. Per 40 anni il piacentino Vaghini ha guidato a Guardamiglio l’ex Vei, poi ceduta e diventata prima Areva e quindi Schneider (che tuttora paga l’affitto al capannone di proprietà di Vaghini) e che sui suoi stessi terreni è pronto a ripartire, rilevando la società. “Vaghini uno di noi, uno di noi”: questi i cori da stadio con cui i lavoratori hanno accolto l’ingegnere che in municipio ieri mattina ha partecipato al tavolo istituzionale con vertici Schneider, Provincia di Lodi, Comune di Guardamiglio (e Comuni limitrofi), sindacati Fim Cisl e Fiom Cgil, Rsu e anche monsignor Diego Furiosi per la diocesi di Lodi.

«Io sono un imprenditore che vuole fare un sacrificio - ha dichiarato Vaghini -, ditemi come posso intervenire e io lo faccio, ma voglio salvare la mia gente». La Schneider infatti ha comunicato la decisione di chiudere lo stabilimento di Guardamiglio, trasferendo i lavoratori a Stezzano, in provincia di Bergamo.

«Di proposte a Schneider ne sono state fatte tante - è intervenuto il presidente della Provincia di Lodi Pietro Foroni -: dalla riduzione dell’affitto alla disponibilità dell’ingegner Vaghini di rilevare l’azienda, con i suoi dipendenti, in un rapporto con Schneider di fornitura conto terzi o in altre forme, mantenendo così a Guardamiglio una realtà produttiva». «Di fronte a così tante proposte però, l’azienda non ci vuole sentire - ha attaccato Foroni, affiancato dal sindaco Maria Grazia Tondini -, ma rispetto a questo atteggiamento di chiusura incomprensibile, diciamo chiaramente che se finora abbiamo mediato, adesso le istituzioni si schierano totalmente dalla parte dei lavoratori, studiando il percorso di approfondimento della proposta Vaghini, nei dettagli, individuando in Regione Lombardia opportunità per favorire questa iniziativa privata». «L’atteggiamento di Schneider è uno schiaffo non solo ai 165 lavoratori che rischiano il posto, ma a tutto il territorio lodigiano - ha affermato Mirco Rota, segretario generale della Fiom Cgil Lombardia -. È necessario che ci sia una pronta reazione affinché il patrimonio industriale di questo territorio non venga ulteriormente impoverito, a partire da questa storica realtà produttiva». Che alla Schneider piaccia o meno il “piano Vaghini” (il progetto verrà formalizzato nei prossimi giorni), le istituzioni e i sindacati porteranno la loro propostala in occasione di un tavolo in calendario il 23 novembre al ministero dello Sviluppo economico, per discutere non solo della Schneider di Guardamiglio, ma anche di Stezzano, dove si vorrebbe creare il polo unico e di Rieti, dove da un giorno all’altro l’azienda ha consegnato 180 lettere di licenziamento. Oggi a Rieti, domani magari al polo unico di Stezzano: Schneider è ora un caso nazionale.

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