Il terremoto apre crepe nelle case Aler

Corno Giovine: il sisma ha allargato le fessure

Sabato notte quando la terra ha tremato Veronica ha coperto bene la sua bambina, ha preparato in fretta e furia una borsa d’emergenza ed è corsa in cortile. Veronica Sfargeri ha 23 anni e vive con la figlioletta di 3, la sorella gemella e la madre al terzo piano della palazzina Aler in via XX Settembre a Corno Giovine.

La scossa di magnitudo 6 che domenica mattino alle 4.04 ha scosso la Pianura Padana provocando 7 morti e danni pesanti a chiese e monumenti in Emilia, ha fatto vivere momenti di paura anche a Corno Giovine.

Il vecchio stabile Aler abitato da nove famiglie di cui la maggior parte anziane, ha visto infatti aprirsi le crepe sui muri fino a prima impercettibili. Il vano scale è la parte più colpita ma non meno preoccupanti sono i tagli che attraversano le pareti delle stanze dell’appartamento di Veronica. Domenica sera non ce l’ha fatta ad andare a dormire tranquilla e ha preferito infilarsi nel letto vestita, la bimba vicina e la borsa pronta ad ogni evenienza. «Quella che ci spaventa di più è la scala - denuncia la 23enne -, è piena di crepe ed è l’unica via d’uscita. Non c’è un ascensore e se dovesse succedere qualcosa non so come ce la caveremmo». A preoccuparsi non è la sola. Sabato notte quando è stata avvertita l’onda sismica anche un’altra inquilina ha lasciato l’abitazione Aler ed è scesa in giardino, ma soltanto con la luce del mattino i residenti si sono resi conto dei danni alla struttura.

«Le crepe si sono allargate di almeno un centimetro - osserva la ragazza -, sulla scala sono enormi e anche in casa erano appena visibili mentre adesso si vedono a occhio nudo». Gli inquilini hanno segnalato la situazione di pericolo all’amministrazione comunale e ieri è stato il giorno delle verifiche. I vigili del fuoco di Lodi hanno eseguito per primi il sopralluogo, poi sono arrivati sul posto il sindaco Paolo Belloni con il tecnico comunale e il geometra Aler. A quanto pare la stabilità dell’edificio non sarebbe a rischio perché le crepe interessano i muri divisori e non quelli portanti, ad ogni modo per esserne certi i responsabili Aler valuteranno adesso se posizionare dei vetrini spia nelle fessure. Qualora si spezzino qualcosa si sta muovendo sotto e occorre intervenire subito. «Dubito che li metteranno - prosegue Veronica - in ventitré anni che vivo qui non hanno mai fatto manutenzione, niente di niente. Adesso però temiamo davvero per la nostra sicurezza». Stando alla ragazza una delle persone che è stata lì non ha esitato a dire che devono solo sperare non arrivi un altro scossone. E che comunque vada il palazzo potrà reggere un paio d’anni al massimo. Considerazioni che di certo i responsabili Aler sapranno trarre sulla base della perizia tecnico-fotografica dell’incaricato che ieri è stato inviato a Corno. Ma nella Bassa l’attenzione resta alta anche su un altro fronte, la chiesa parrocchiale di Cavacurta. Domenica pomeriggio il sindaco Daniele Saltarelli è tornato per la seconda volta nel giro di poche ore sul posto e ha potuto constatare la gravità delle lesioni: «Il nucleo antico della chiesa è quello che presenta la massima criticità - spiega -, il sottotetto sopra la sacrestia è la parte più lesionata, le travi sono consunte dal tempo e se non si interverrà al più presto vi è il pericolo che crolli. Ogni nuova scossa poi butta giù altro materiale, calcinacci e polvere». L’assemblea pubblica in programma domani sera illustrerà il da farsi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA