Cuffie e cellulari all’esame per la patente, è boom di truffe a Somaglia: arrivano i carabinieri

L’ultimo episodio giovedì: fermato un uomo, mentre una donna è scappata

L’ultimo episodio risale a giovedì 20 ottobre: un egiziano di Salsomaggiore aveva gli auricolari nascosti sotto le cuffie per la lettura “registrata” delle domande d’esame quando si ha difficoltà con la lingua.

Alla Motorizzazione civile di Somaglia sono arrivati i carabinieri e gli altri impegnati nel test della patente hanno osservato allibiti la scena dello straniero che veniva perquisito e accompagnato in caserma. I casi di tentata truffa all’esame di teoria non si contano. E testimoniano un vero e proprio mercato della patente di guida che frutta centinaia di migliaia di euro. Gli esami si tengono 1-2 volte la settimana. Fino a 3 errori sei promosso, al quarto bocciato.

Per tanti, stranieri e non, è una roulette russa. Perché i quiz di preparazione sono oltre 7mila, una montagna da scalare in ciabatte per chi ha mollato gli studi da tempo o fatica con la lingua. Per cui si rischia il tutto-per-tutto. L’equipaggiamento del baro è da 007. Un cellulare nascosto nei vestiti, minuscoli auricolari infilati in fondo al padiglione auricolare e una telecamerina della grandezza di un bottone, messa al posto del bottone della camicia. Costo dell’operazione, si dice sui 3mila euro.

«D’estate chi vuol fare il furbo indossa la camicetta hawaiana, li riconosci da quella – spiega l’istruttore di un’autoscuola del Basso Lodigiano, che in tanti anni ne ha viste di tutti i colori -. Hanno delle telecamerine grosse come un bottone con cui riprendono il monitor con le domande d’esame, e la persona collegata tramite cellulare le legge e dà la risposta corretta. Ovviamente hanno anche un cellulare nascosto addosso».

Il punto è che all’esame i telefonini vanno spenti. E agli esaminatori basta guardare il bluetooth per scoprire nella stanza chi lo tiene acceso. Raramente si tratta di una dimenticanza. Il più delle volte è qualcuno che ha pagato qualcuno per avere le risposte e passare. Una volta si presentavano da privatisti. Adesso provano a sfruttare l’autoscuola come copertura: s’iscrivono senza seguire una lezione e confidano che presentarsi all’esame con l’autoscuola valga da accredito.

«Vogliono fare l’esame il giorno tal dei tali e quando gli dici un’altra data, escono dall’ufficio a telefonare – spiega l’istruttore -. Ma è chiaro che stanno chiamando quello che dovrà fargli da suggeritore».

Quando sospettano delle truffe, le autoscuole segnalano alla Motorizzazione. E spesso il soggetto è effettivamente pizzicato all’esame con l’auricolare e bocciato.

Altro indizio è la provenienza dell’esaminato: spesso chi truffa sceglie di farlo fuori Provincia. Come l’egiziano di Salsomaggiore, scoperto e denunciato. La stessa mattina, le sorprese per altro non sono finite là. Al turno successivo d’esame infatti una donna è scappata. Con i carabinieri in posto evidentemente non le conveniva. Quelli che riescono a farla franca li scopri comunque dopo. All’esame pratico. Prima della guida l’esaminatore fa delle domande al candidato e c’è chi non sa riconoscere neppure uno stop e viene bocciato. Mai invece che si scoprano i suggeritori. Una rete, come di “entità oscure”. Eppure un modo per impedire le truffe ci sarebbe: «Basterebbero dei disturbatori di cellulare all’esame», conclude l’istruttore .

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