Codogno, alla scoperta dell’Islanda in bici: Andrea Devicenzi, il super-atleta

Oltre 2mila chilometri su un solo pedale attraverso «un paese imprevedibile, come la vita»

«In Islanda parti sempre svantaggiato». Così gli aveva detto uno, appena prima di partire. Che non è il migliore degli in bocca al lupo. La difficoltà, la fatica, la solitudine per chilometri e chilometri in sella alla sua bici, spingendo su un pedale, Andrea Devicenzi però l’andava a modo suo cercando. Non per velleità da macho. No, per scoprire più a fondo di sè. Che poi è chi siamo. E sabato la sala Santelli del Comune di Codogno era strapiena, con gente in piedi e qualcuno persino fuori dalla porta, per ascoltare il racconto di viaggio dell’atleta paralimpico, che all’età di 17 anni ha subito l’amputazione della gamba sinistra a seguito di un incidente stradale sulla sua moto. Ma «”non” è vero che non ha una gamba, e se non ce l’ha la compensa con un grande cuore», per dirla con Andrea Baglio, filmmaker e amico di Devicenzi, che ha curato le riprese della sua impresa dall’8 al 31 luglio scorsi: oltre 2mila chilometri su un pedale, partenza da Reykjavik e via tra ghiacciai e guyser. Ventuno tappe e 15mila metri di dislivello da superare. «Quando affronti un viaggio così devi guadagnarti la meta metro per metro e io l’ho fatto – ha detto l’atleta -. Non avevo la fretta di arrivare e ho rallentato per godendomi a pieno le terre che stavo attraversando, consapevole che difficilmente accadrà una seconda occasione». Non tutto però è filato liscio. A un punto del tragitto Devicenzi è stato sbalzato a terra dal vento a 70 chilometri orari e ha saggiato l’asfalto. «In quel momento ho visto svanire il progetto» ha confidato sabato al termine della proiezione del docu-film, presentato in anteprima a Codogno. Ma è stato solo un attimo. Perché è tornato in sella e ha portato a termine l’impresa, in anticipo sul cronoprogramma. «Sono stati 2100 chilometri molto complessi ma affascinanti, in un paese imprevedibile – ha concluso Devicenzi -. Una metafora di vita, perché da un secondo all’altro possono cambiare tante cose, e io lo so bene, e t’insegna a guardare i limiti con occhi diversi». La sua storia è racchiusa anche in un libro.n

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