Cimitero disastrato per il 2 Novembre

Ancora “scoperchiate” 60 tombe dell’ala nuova

A un giorno dalla commemorazione dei defunti l’ala nuova del cimitero di Codogno è una distesa desolata di laminati e plastica, ripari di fortuna sulle tombe scoperte. Sono una sessantina, mattoni e sassi a fermare gli ondulux e i vasi di fiori ad abbellire chissà poi cosa in un angolo.

Risale a un anno fa la prima scoperta di allagamento nella tomba di famiglia di una proprietaria codognina, ma è soltanto dallo scorso settembre è esploso un vero e proprio caso che ha per vittime decine di famiglie. Da allora dei passi avanti sono stati fatti, l’amministrazione comunale si è presa in carico il problema e i tecnici incaricati dall’assessore Abramo Rossi hanno evidenziato l’origine di tutti i guai: infiltrazioni dall’impianto elettrico.

Trovati i fondi, l’intervento per ricucire la falla è stato già assegnato e giusto il tempo di rimettervi mano e finalmente i defunti potranno riposare all’asciutto. Il malessere dei parenti per lo squallore in cui tuttora versano le tombe però resta, e a dargli voce è stata in questi giorni Maurizia Marzani, la stessa che il 23 novembre 2010 si era rivolta all’ufficio tecnico del comune di Codogno per denunciare il fatto.

Alla vigilia del 2 novembre ha ripreso in mano carta e penna e sfogato, nero su bianco, il suo dispiacere: «Oggi ho pianto di tristezza e di rabbia - ha scritto in una lettera -, perché il cimitero di Codogno, tirato a lucido per la festività dei defunti, non ha procurato loro degna sepoltura». Le tombe di famiglia allagate e aperte a settembre si trovano ancora nello stesso stato, spiega la signora Marzani, che non esita a definire lo scenario che ogni giorno le si para davanti un “cimitero di Halloween”. Lo ricordano i «monumenti divelti, appoggiati ai bordi del campo, le camere di sicurezza coperte con materiali edili».

Un grido di dolore che si somma a quello di chi come lei non ha potuto far altro che invocare la tempestività nei lavori, che aveva presagito come sarebbe andata a finire e non riesce comunque a rassegnarsi. Perché basta soffermarsi un attimo e guardarle tutte insieme e poi una ad una le sessanta tombe, per non provare un senso di allucinazione, d’ingiustizia. Quella che esprimono i bambini in visita alla tomba dei loro nonni, mentre domandano: «Perché è tutto sottosopra?».

E i papà a spiegare che l’acqua era entrata di sotto e bisognava asciugarle per rimetterle a posto. Peccato la risposta sia arrivata tardi, la passata amministrazione comunale ha fatto spallucce e la nuova si è trovata a dover correre contro il tempo. Perché «non siamo noi proprietari di tombe a dover correre continuamente in comune per avere notizie, noi che abbiamo solo pagato a caro prezzo ciò che non abbiamo ancora a norma», ricorda ancora Maurizia Marzani.

Laura Gozzini

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