Autismo, appello dalla Bassa alle istituzioni per aiutare le famiglie

Erika Saporito di Somaglia: «Terapie e riabilitazione sono a totale carico delle famiglie»

La vita di una mamma fatta di impegni domestici, una carriera da mandare avanti in smart working e conti da far quadrare. E non solo. Perché se alle normali vicissitudini quotidiane ci si aggiunge una diagnosi di autismo, ecco allora che il carico aumenta a dismisura. Poi la storia di Erika, un’altra mamma ancora, originaria di Napoli e da dodici residente a Somaglia; e del suo bambino, Francesco di sei anni compiuti a settembre e un disturbo neurologico con cui convivere.

«L’autismo non è una malattia – spiega Erika Saporito di 42 anni – è un modo di essere con cui imparare a confrontarsi giorno dopo giorno. Francesco ama dipingere, adora i colori vivaci ma anche andare al parchetto e in bicicletta, però non è come gli altri bambini. Ha momenti di crisi di pianto incontrollato, fino a poco tempo fa non parlava e di notte si sveglia di continuo».

Poi comportamenti stereotipati come accovacciarsi a terra e sbattere la testa contro il pavimento, che col tempo e tante terapie, ha imparato a controllare.

«Devo ringraziare la Cooperativa Amicizia di Codogno – spiega Erika –. Qui ho trovato personale specializzato che ha saputo aiutare Francesco ma anche una vera e propria famiglia di persone che lavorano col cuore per sostenere famiglie come la nostra».

Terapie comportamentali, educative ma anche di logopedia e fisioterapia per una riabilitazione a 360 gradi che punta a favorire lo sviluppo di bambini con disabilità cognitive, comportamentali e motorie. «Attualmente seguiamo 55 bambini – commenta la dottoressa Monica Giorgis, direttrice della struttura – e abbiamo un’equipe composta da neuropsichiatri infantili, educatori professionali neuropsicomotricisti e tutte le figure della riabilitazione per poter rispondere adeguatamente a bisogni diversi».Dunque, più di 50 famiglie della Bassa impegnate a pagare lo scotto della disabilità dei propri figli, ma non solo.

Perché se alle spese ordinarie ci si aggiungono anche le terapie, i conti non quadrano più.

«Lavoravo come responsabile presso un centro estetico – racconta Erika –, ma la situazione di Francesco non mi ha permesso di mantenere un lavoro stabile. Dipendo dai suoi orari: la scuola, le terapie e una routine fatta di impegni e abitudini che scandiscono le nostre giornate. Con un solo stipendio – prosegue - il costo delle sedute di riabilitazione sta diventando insostenibile. Paghiamo un pacchetto riabilitativo al costo di 600 euro al mese, ma non possiamo farne a meno. Grazie alle sedute di logopedia Francesco ha imparato a masticare e finalmente, a tre anni, a pronunciare la parola “mamma”. Per noi sono traguardi importanti».Un problema che sta mettendo in ginocchio intere famiglie della Bassa che ha dato il via ad una raccolta firme per sensibilizzare il territorio sul disturbo dell’autismo e a una lettera indirizzata all’onorevole Guido Guidesi per risolvere la questione.

«Si tratta effettivamente di un problema reale, una situazione che non agevola gli utenti – spiega la dottoressa Giorgis -. Seppur ottenuto l’accreditamento da parte di Ats Città metropolitana (Agenzia per la tutela alla salute) la nostra struttura ad oggi non risulta convenzionata per cui i costi delle terapie pesano interamente sulle tasche delle famiglie. Speriamo che l’appello dei genitori possa servire».

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