Bimbo in ospedale per cocaina, a Borghetto arrestata la madre

Il piccolo era finito in rianimazione: le indagini sul caso portano all’arresto anche del padre e dei nonni residenti a Piacenza

Droga e biberon. Confezionavano l’hascisc e la cocaina tra le mura domestiche facendo arrivare i clienti direttamente a casa, così a luglio 2019 il figlio di appena un anno aveva ingerito della “polvere bianca” rischiando di morire. Tragedia scongiurata solo perché il bimbo era stato subito soccorso e trasportato agli Spedali Civili di Brescia, e qui ricoverato in rianimazione e salvato. Ieri mattina all’alba i carabinieri hanno bussato alla porta della 23enne di origini campane, madre del piccolo, a Borghetto Lodigiano dove si è trasferita dopo la fine della relazione col marito con il quale all’epoca dei fatti viveva a Piacenza, traendola in arresto. Stessa sorte per l’uomo, residente ancora nella città emiliana dove la vicenda ha avuto luogo e per i genitori di lei, all’epoca conviventi con la coppia e coinvolti nella storia. Il padre nel frattempo è andato a vivere ad Ancona e la madre a Pozzuoli (Na) dove sono avvenuti gli altri due arresti. Per tutti l’accusa è di abbandono di minori, spaccio di sostanze stupefacenti e sfruttamento della prostituzione.

I militari del comando provinciale di Piacenza con l’ausilio dei colleghi delle province interessate hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip di Piacenza su richiesta della Procura della Repubblica piacentina guidata dal procuratore Grazia Pradella nei confronti dei quattro ritenuti responsabili - a vario titolo – dei reati sopracitati. Le indagini avevano preso il via un anno fa proprio a seguito dell’incidente domestico, portando il Nucleo operativo dei carabinieri di Piacenza a ricostruire l’attività di spaccio condotta dalla coppia campana all’interno dell’abitazione a Piacenza condivisa con i nonni materni e lo stato di abbandono in cui veniva lasciato il bimbo di appena un anno.

L’appartamento non solo era in condizioni igienico-sanitarie inadeguate ma la droga, la cocaina e l’hascisc che la “Famiglia” si recava ad acquistare a Napoli per poi trasportarla a Piacenza e confezionarla presso l’abitazione piacentina, era lasciata incustodita, tanto che il bimbo gattonando l’aveva trovata e ingerita. E del resto è lì a casa che gli acquirenti andavano a comprare la “roba”, come messo a dichiarazioni, sentiti nell’inchiesta. Che ha permesso di accertare cinque episodi di spaccio ma non solo. Dalla Campania gli indagati avevano portato a Piacenza anche una prostituta italiana dandole alloggio presso la loro abitazione per poi accompagnarla nei luoghi della prostituzione in città e trattenere parte dei guadagni sotto minaccia e violenze fisiche.

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