Volantini contro Concordati, c’è il video

Gli inquirenti hanno in mano le immagini video

di due strutture private

che ritrarrebbero

i responsabili all’opera

Si stringe il cerchio sui responsabili del veleno elettorale: le riprese delle telecamere di videosorveglianza di due strutture private hanno ripreso i presunti responsabili dell’affissione illecita delle vecchie locandine di gennaio 2013 del Cittadino e del Giorno che annunciavano il coinvolgimento di Gianfranco Concordati e di Fabrizio Santantonio nell’indagine sui rimborsi ai consiglieri regionali.

Da quell’indagine i due politici lodigiani sono stati poi completamente scagionati a fine 2013 con la stessa Procura di Milano che chiese e ottenne l’archiviazione. La notte tra il mercoledì e il giovedì prima delle elezioni, in tutta Casale furono affisse un centinaio di vecchie locandine di giornale che annunciavano il coinvolgimento nell’inchiesta dei due esponenti. Lo scopo era chiaramente quello di associare i due uomini del centrosinistra, e in particolare Gianfranco Concordati candidato sindaco a Casale, poi eletto, a un’indagine su presunti rimborsi gonfiati nel consiglio regionale lombardo e in questo modo screditarlo di fronte agli occhi dell’elettorato a pochi giorni dal voto. Subito Concordati e Santantonio avevano sporto denuncia contro ignoti, riservandosi di procedere anche civilmente per il risarcimento del danno d’immagine.

Nel silenzio degli ultimi giorni elettorali e poi delle prime settimane dell’amministrazione, i carabinieri di Casale hanno eseguito le loro verifiche e sarebbero arrivati al dunque grazie alle telecamere di videosorveglianza di due grandi attività commerciali della zona Conad. Mentre l’impianto comunale non avrebbe chiarito nulla, le telecamere delle attività commerciali hanno ripreso sei o sette persone impegnate nell’affissione delle vecchie locandine. I loro volti sarebbero ben identificabili e addirittura alcuni di loro sarebbero già stati chiamati in caserma per i primi chiarimenti. Massimo riserbo sui nomi degli implicati, che pure cominciano a circolare in città sotto forma di indiscrezioni e illazioni.

«Non ho notizie certe in merito, c’è un’indagine in corso e credo di dover aspettare l’esito dell’inchiesta prima di poter sapere qualcosa - dice il sindaco Gianfranco Concordati -. Io sono in attesa, ora non posso fare nulla». Qualora emergesse una responsabilità certa a carico dei sei o sette identificati (di cui almeno tre donne), gli stessi potrebbero andare incontro a un procedimento penale per diffamazione a mezzo stampa (aggravante prevista per la diffusione di una notizia falsa con qualsiasi mezzo di pubblicazione compresi volantini e manifesti).

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