Vidardo, dieci udienze per nulla

Accusato di smaltimento illecito di rifiuti, un imprenditore foggiano è sotto accusa dal 2007 per colpa di una perdita di olio combustibile da un serbatoio della caldaia dell’ex cartiera di Vidardo. La particolarità della vicenda è che il processo, nato da una denuncia degli allora responsabili del settore rifiuti della Provincia di Lodi, sarà tra quelli che, salvo rivoluzioni dell’ultima ora e conseguenti stravolgimenti del codice penale, finiranno in prescrizione, dato che sono già cambiati almeno tre giudici e sono state celebrate una decina di udienze.

Per un fatto, all’apparenza, semplice: il combustibile della caldaia era fuoriuscito dal locale che ospitava il macchinario e si era sversato sulla pavimentazione di un altro settore nel capannone nel quale B.D.I. oggi 61enne, stava lavorando. La polizia provinciale era intervenuta per un controllo ed erano stati denunciati sia il pugliese sia L.N., un imprenditore padovano oggi 70enne, accusati di aver intenzionalmente disperso quell’olio combustibile. «In realtà non c’entravano assolutamente niente - spiega l’avvocato Maria Ingrid Baroni -: i miei assistiti stavano lavorando per conto di una ditta che aveva acquistato, all’asta, alcuni macchinari della vecchia cartiera, ma non la caldaia. Infatti non avevano neppure accesso nel locale da cui proveniva la perdita di combustibile».

Gli agenti però avevano posto sotto sequestro anche il capannone in cui stavano lavorando, perché contaminato. «A quel punto i due, denunciati, si sono trovati a dover fare i conti con il cliente al quale avevano già promesso di rivendere il macchinario che stavano smontando dalla cartiera - prosegue l’avvocato -; finché il capannone rimaneva sotto sequestro, perché contaminato, non potevano lavorare. E allora si sono fatti carico, a proprie spese, della bonifica, così hanno potuto terminare il lavoro».

L’imprenditore aveva preferito patteggiare, e se l’era cavata con una sanzione economica di alcune migliaia di euro. Il socio più giovane, invece, ha deciso di affrontare il processo. «Ritengo che l’innocenza sia stata dimostrata dai testimoni che erano stati sentiti - conclude il legale -, ma credo che questo processo non arriverà al verdetto».

Infatti, dopo il patteggiamento si è dovuto creare uno stralcio e passare il fascicolo a un altro giudice. Quindi, il giudice è passato a un’altra funzione e quindi è subentrato un diverso magistrato. La difesa però ha accettato, in questo caso, di conservare le testimonianze già acquisite. Il terzo magistrato però ha dovuto beneficiare di un’aspettativa e così il fascicolo è passato a un quarto giudice: a questo punto la difesa ha chiesto di risentire i testimoni. E, visto che il rinvio dell’udienza è andato a marzo, cinque anni dopo l’episodio contestato, e che si tratta di una contravvenzione che si prescrive in quattro anni e mezzo, l’esito è prevedibile.

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