Verso il voto in un quadro sconfortante

Mancano appena tre settimane alla scadenza dei termini per la presentazione delle liste con le candidature per le elezioni amministrative e il quadro che si profila agli elettori di San Giuliano Milanese è davvero sonfortante. Da una parte un centrosinistra disperso in mille rivoli, cui non è bastato mandare gambe all’aria l’ex azienda municipalizzata (con i suoi lavoratori in bilico sul precipizio della disoccupazione), affossare le finanze comunali e far cadere masochisticamente il proprio sindaco per ritrovare un sussulto di unità. Dall’altra un centrodestra che dopo 60 anni all’opposizione ha un’occasione storica per guidare la città, ma non contento di aver perso per una manciata di voti le ultime comunali (complice l’assenza sul rush finale del proprio portabandiera – e oggi ricandidato della sola Lega – rimasto in viaggio di nozze durante il ballottaggio nella speranza illusoria che non fosse importante mostrarsi ai cittadini per chiederne il consenso), non riesce a compattarsi su un nome di spessore. Anzi, trascinato da singoli soldati che corrono in ordine sparso, tutti convinti del proprio valore e avallati da qualche improvvida longa manus meneghina, si ritrova a due mesi dal voto senza un generale in grado di condurre in un porto sicuro una battaglia elettorale mai così favorevole in premessa. Chi si aspettava che la politica locale si desse o almeno provasse a darsi una regolata davanti a uno scenario di macerie come quello che ha costretto il commissario prefettizio a indossare l’elmetto per non cadere sotto qualche calcinaccio, evidentemente si sbagliava. Non solo non si è visto all’orizzonte nemmeno un barlume di volontà trasversale a rimboccarsi le maniche insieme per spazzare via quelle macerie e ricominciare a costruire la casa di tutti con l’obiettivo unico del bene comune. Nemmeno nelle singole compagini politiche tale volontà è emersa, almeno sin’ora. A sinistra il Pd ha scelto un giovane per voltare pagina, ma ha ignorato la prassi virtuosa delle primarie, tanto interne (peraltro sbugiardate negli esiti due anni fa) quanto di coalizione, queste ultime inutilmente richieste dai vendoliani di Sel, che avevano messo in campo una figura di esperienza, che ora correrà da sola. Nella stessa area ci sarà poi una formazione vicina all’ex vicesindaco uscente (che non si capisce perché abbia lasciato i compagni di viaggio con cui era in maggioranza nel 2008) e la lista capeggiata nientemeno che dall’ex primo cittadino, figura di lungo corso del Pd (ma oggi espulso dal partito) e forte ancora di molto seguito in città, il cui sgambetto finale a Gina Greco - sindaco fortemente voluto e poi ricusato - ha fatto precipitare nei mesi scorsi il Comune verso il commissariamento. A destra, detto della Lega che correrà da sola al primo turno con il suo alfiere locale, il Pdl non è ancora riuscito a convergere su un nominativo, lacerato da imperscrutabili frizioni “indigene”, ambizioni personali e veti esterni figli di rivalità tra le diverse ali (in primis quella ciellina e quella “liberal”) del partito a livello milanese che possono solo nuocere, magari “bruciando” candidature di sicuro spessore e appeal, già in campo da settimane. Il tutto senza che di problemi concreti di San Giuliano, e dunque di programmi politici, si sia fin’ora parlato.

L’impressione complessiva è che la città faccia un’enorme fatica a trasferire nelle rappresentanze politiche le migliori energie e le migliori intelligenze che la sua società civile esprime, rischiando così di non riuscire a frenare la caduta incominciata qualche anno fa e mettendo a rischio il suo stesso futuro. L’augurio è che qualcuno se ne accorga in tempo e trovi il volano giusto per invertire la rotta.

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