Una società sempre più meticcia

In questo periodo si sollevano spesso timori rispetto alla nuova ondata di flussi migratori che arriverà in Italia dalle sponde del Maghreb, dopo gli sconvolgimenti politici che stanno trasformando quel territorio. Certamente organizzare la prima accoglienza e affrontare l’emergenza di un esodo che si preannuncia di massa è un’azione urgente sulla quale occorre investire. Tuttavia per una politica che non guarda solo alle necessità immanenti appare utile considerare come il nostro Paese ospita i cittadini stranieri e come investe su persone che qui hanno deciso di arrivare. Invece di preoccuparsi di difendersi dagli invasori. Per la prima volta in Italia l’Istat ha pubblicato un’indagine sulle “famiglie con stranieri: indicatori di disagio economico”, concentrandosi sulle loro condizioni di vita. I dati presentati mostrano alcune conferme: ci sono più immigrati nel Centro e Nord Italia rispetto a quelli residenti nel Meridione e nelle Isole; la provenienza dei flussi migratori è estremamente eterogenea anche se alcune cittadinanze sono molto numerose rispetto alle altre: la rumena, l’albanese, la marocchina, la cinese e l’ucraina; l’età media degli immigrati è inferiore a quella italiana. Le informazioni più interessanti le troviamo, però, da altri indicatori che forniscono innanzitutto i limiti delle nostre politiche d’integrazione dato che possiamo osservare come le famiglie di immigrati si trovano in condizione di grave deprivazione abitativa nel 13,3% dei casi contro il 4,7% delle famiglie italiane. A questo dato l’Istat aggiunge che si assiste ad una grave deprivazione materiale nel 34,5% dei casi, contro il 13,9% delle famiglie di italiani.Queste indicazioni ci mostrano la difficoltà del nostro Paese ad investire su una nuova fascia di persone residente che non solo vive sul nostro territorio, ma contribuisce alla crescita del nostro Pil, sostiene il nostro welfare a partire dall’assistenza familiare e popola di giovani le nostre città: come si rileva nell’indagine: “La più giovane età delle famiglie con stranieri si associa a un’elevata presenza di minori in famiglia (nel 36,3% è presente almeno un minore, contro il 26,1% delle famiglie italiane)”. Inoltre dall’indagine emerge un’ulteriore informazione interessante che si ricava dalla quota delle famiglie miste, quelle che hanno almeno un componente di nazionalità diversa dall’italiana. Quando si considerano le famiglie composte da almeno due persone la percentuale delle famiglie miste è del 35,3% sul totale di quelle straniere. Un dato che mostra come a prescindere dalle politiche d’integrazione adottate, il meticciamento sta entrando nella nostra società. Questa prima indagine, così, ci mostra alcuni limiti e alcune ricchezze della nostra società multietnica. Dalle informazioni descritte si ricava, da una parte, la difficoltà di curare l’inserimento degli immigrati che rileva l’incapacità politica di offrire una visione capace di unire le diversità; dall’altra parte, vediamo una popolazione che non costruisce barricate o enclave e che pian piano sta trasformando la sua struttura demografica. Spesso vive la preoccupazione di ospitare senza considerare la possibilità di sviluppo che i flussi migratori offrono al nostro Paese. Chissà se un giorno questo processo che cambia la morfologia della nostra popolazione sarà accompagnato.

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