Una giungla galleggiante sull’Adda

L’Isolotto Achilli sommerso da erbacce, spine e rifiuti

Una giungla di rami, erbaccia e spine. L’Isolotto Achilli è un groviglio di alberi che s’infittiscono e che nascondono i raggi del sole, di insetti che scoraggiano gli intrusi e ragni che penzolano dall’alto. Di rifiuti lasciati dal tempo e da chi (qualche anno fa) lo aveva scelto come luogo ideale per un bivacco.

In fondo, questo scoglio così familiare per tutti i lodigiani e così inaccessibile, è come un’isola che non c’è. O meglio: è lì, abbracciato dall’acqua dell’Adda, ma inavvicinabile. E pensare che un tempo su questo scrigno verde galleggiante si organizzavano feste e si ballava.

Per raggiungere la meta e organizzare un sopralluogo, è stato necessario chiedere l’aiuto dei soci della Canottieri, i quali ieri mattina si sono subito dimostrati disponibili a dare una mano a giornalisti e fotografo.

Accompagnati da un esperto, a bordo di una barca a remi, il gruppo è riuscito ad approdare nel giro di pochi minuti sull’Isolotto Achilli. Non ci sono più passerelle o scalette in grado di portare senza troppa difficoltà sulla sommità dell’Isolotto, l’unico modo per curiosare qua e là è farsi largo tra la fitta vegetazione con il piglio sicuro di un Indiana Jones, cercando di non farsi male e scavalcando i pezzi della vecchia recinzione e gli arbusti.

Nonostante i rifiuti abbandonati, la confusione e un vecchio magazzino (provvisto di un piccolo trattore) ormai avvolto dai rampicanti, il colpo d’occhio sull’Adda e sulla città del Barbarossa è mozzafiato.

L’oasi naturalistica che spicca al centro del fiume, già considerata “luogo del cuore” per il Fondo per l’ambiente italiano, è da tutti conosciuta come Isolotto Achilli, in onore di Enrico Achilli che decenni fa organizzava sulle sue sponde feste e occasioni mondane. In passato punto di riferimento per la città, il gioiello paesaggistico di proprietà privata è andato incontro ad un lento degrado.

Prima dell’abbassamento della briglia fluviale, si poteva raggiungere dalla riva sinistra, a valle del ponte. E si era trasformato in un rifugio di fortuna di senzatetto e disperati. Sottoposto alla furia delle piene, le rive si sono progressivamente erose. E nell’autunno del 2008 un ampio pezzo di riva si è staccato ed è finito nel fiume. È stata spazzata via dalla furia dell’Adda prima la terrazza di 25 metri quadrati, poi la corrente ha divorato anche il caratteristico villino, una casetta su due piani che si distingueva per il suo tetto a punta rosso.

Intanto il Broletto aveva affidato, sempre nel 2008, i lavori per la messa in sicurezza dell’Isolotto, l’abbassamento della briglia fluviale e il consolidamento del ponte. Un maxi progetto che complessivamente è costato alle casse comunali 1 milione e mezzo di euro. Le opere di ripristino dell’Isolotto hanno previsto la posa di una difesa spondale in massi, coperti da materiali inerti.

È stata realizzata una scogliera di altezza dal fondo alveo di circa 7 metri. I massi di cava sono di peso non inferiore a 1 tonnellata. Tutti i lavori, compresi quelli di abbassamento della “cascatella” per facilitare il deflusso dell’acqua e ridurre la pressione della corrente sul ponte, sono terminati nel novembre dell’anno scorso.

Alcuni lodigiani sono tornati a sognare un futuro per l’Isolotto Achilli, nella speranza che possa tornare come un tempo. Un destino ancora tutto da scrivere.

Matteo Brunello

Greta Boni

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