Un assaggino per un’Italia senza lavoro

Nelle stanze governative si lavora per il lavoro. La priorità numero uno - l’occupazione, anzi il rarefarsi della stessa - sta impegnando il premier Letta e i ministri preposti a cucinare un buon piatto con le scarse pietanze a disposizione. Perché la fame è tanta.A dare sapore al tutto è intervenuto lo stanziamento di 1,5 miliardi di euro comunitari per il fondo detto “Garanzia giovani”: il triplo del previsto, e da spendersi in un solo biennio (mentre l’arco temporale precedente era il 2014-2020). Soldi che serviranno ad incrementare - ma diremmo meglio: a ricreare - i servizi per l’impiego, quelle strutture che devono far incontrare domanda e offerta di lavoro per gli under 25enni (ma in Italia facilmente si salirà a 29 anni), e che da noi sono o assenti o inefficienti. Si pensi che nel nostro Paese questi servizi trovano un’occupazione solo ad un giovane su 35: uno dei tanti gap che abbiamo rispetto ad altri Paesi europei.Questi rinnovati servizi per l’impiego dovranno prendersi carico dei giovani che li interpellano, ed attivarsi per sposare quanto sanno fare con le richieste esistenti sul territorio. In mezzo, tirocini o contratti di apprendistato, corsi di perfezionamento e stage da fare entro 4 mesi dalla fine degli studi o dalla perdita del lavoro, e altro ancora. Va da sé che la differenza la farà la qualità del servizio stesso: se creeremo la solita, stolida burocrazia chiusa in ufficio, se cioè il tutto diventerà occasione di lavoro sì, ma per chi appunto sarà impiegato in questi centri (l’esempio siciliano, insomma), avremmo buttato al vento l’ennesima occasione.Ma il piatto-Letta si presenta più ricco. Rafforzamento dell’apprendistato uniformandolo sul territorio nazionale; “staffetta generazionale” tra giovani debuttanti e prossimi pensionati; sgravi fiscali per i neo-assunti (anche se qui le regole sono un po’ confuse, arzigogolate e anche discutibili). Obiettivo finale dichiarato: 200mila posti di lavoro in più. Si tenga conto che questa perdurante crisi ne ha già bruciati 800mila. “Per le aziende non ci sono più alibi per non assumere giovani a tempo indeterminato”, ha detto il presidente del Consiglio. Roboante quanto azzardata affermazione: un’azienda assume se ha molto lavoro e personale insufficiente, non certo per volontà governativa. Quindi la vera priorità rimane il lavoro nel senso di contratti, appalti, forniture: cioè un’economia che riparte, che gira. Ma a Letta bisogna dare quel che è di Cesare: cioè un forte impegno concreto sui temi giusti, senza perdersi troppo né in falsi problemi (il riferimento a certi “matrimoni” è puramente voluto) né nelle beghe da cortile così tanto amate nei nostri Palazzi. A fianco delle politiche sull’occupazione fanno bella mostra ricordiamo pure le decisioni prese in sede comunitaria per sostenere finanziariamente - quindi credito agevolato - le piccole e medie imprese che più di ogni altra cosa in questi mesi soffrono appunto della mancanza di un sostegno finanziario.Sono quelle cose che mediaticamente non fanno né titolo né colpo, ma che - se da parole si trasformano in fatti (e purtroppo questa misura partirà dal 2014) - valgono più di mille trionfali annunci e di “riforme” incisive quanto tigri di carta.

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