Tre poli per vaccinare i lodigiani

Prevista la somministrazione di 6mila dosi al giorno, ma resta l’incognita della disponibilità

La fiera di Lodi per il capoluogo, il centro e l’area nord lodigiano, il Cupolone di Sant’Angelo per tutta la fascia di centro e medio lodigiano, il palasport di viale Resistenza a Codogno per la Bassa. Questa è sulla carta l’individuazione dei centri per la campagna di vaccinazione anti-Covid di massa del Lodigiano, una mappa limitata ma più che sufficiente a soddisfare il bisogno di vaccinare le oltre 200mila persone residenti in provincia di Lodi che potrebbero aderire alla campagna. Accanto a questi hub già individuati, molti comuni premono per l’apertura di punti vaccinali locali, una richiesta che sembra destinata a restare insoddisfatta però: solo Casale potrebbe vedersi aprire un mini-centro. In compenso, dovrebbero restare operativi i centri “spoke” già attivi negli ospedali di Lodi, Codogno e Sant’Angelo, dove saranno destinate categorie limitate di cittadini, secondo l’indicazione di Regione.

La scelta di tre soli hub in provincia è una scelta funzionale e realistica rispetto alle previsioni di personale che potrà essere messo a disposizione: perché concentrare le vaccinazioni in pochi punti, secondo Regione Lombardia, Ats Città Metropolitana e Asst Lodi, è la strategia adeguata a utilizzare al meglio le risorse, soprattutto quelle umane, al momento un po’ carenti. Secondo i calcoli teorici della capacità massima vaccinale per ciascuno dei tre hub, nel Lodigiano si potrebbero vaccinare oltre 6mila persone al giorno: in poco più di un mese la campagna potrebbe essere conclusa. Anche perché le stime sono state condotte immaginando una risposta del 90 per cento della popolazione, un risultato che nelle proiezioni nazionali sembra fin troppo ottimistico.

Le incognite vere però sono altre, a partire da quando la campagna prenderà il via. L’assessore regionale al Welfare Letizia Moratti aveva indicato nella presentazione del piano che per metà marzo la Lombardia sarebbe stata pronta e che per la fine del mese si sarebbe entrati nel vivo, forniture permettendo. In realtà questo calendario sembra già in ritardo, al netto delle forniture su cui ancora rimangono degli interrogativi.

Indiscrezioni danno la campagna al via a ridosso di Pasqua, subito prima o più probabilmente subito dopo, e anche questo è il motivo per cui l’allestimento dei tre hub lodigiani sta avvenendo senza fretta. Rimane poi l’altro tema, rilevante per la popolazione, sull’organizzazione del sistema di chiamata. Ancora non è stato chiarito chi potrà vaccinarsi prima, e all’interno delle diverse categorie (che saranno individuate secondo le indicazioni del piano vaccinale nazionale) non si sa come si procederà alle chiamate e dove saranno destinati i cittadini.

L’esperienza degli over 80 in questo senso ha mostrato più di un limite e tanti disagi: molti anziani sono ancora in attesa di un’indicazione, e in tanti sono stati dirottati su sedi diverse da quelle più vicine. Un problema che potrebbe riproporsi anche per la campagna di massa: in particolare stride l’annuncio di Asst delle 10 postazioni di vaccinazione in Fiera Lodi, quando Regione Lombardia aveva indicato per gli hub di Codogno e Sant’Angelo 20 postazioni a testa. Se i dati comunicati saranno rispettati, il capoluogo avrà metà delle linee di ciascuno degli altri due centri.

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