Togliere ai deboli, non toccare i forti

La manovra economica che il governo Berlusconi/Tremonti (profondamente e forse irrimediabilmente diviso al proprio interno), nonostante stia superando i 50 milioni di euro in 4 anni e si presenti leggera all’inizio ma sempre più pesante negli anni futuri, rischia comunque di non raggiungere il pareggio di bilancio nel 2014.In parallelo alla quantità si pone in termini seri e drammatici il problema della qualità, cioè come e da dove si reperiscono le risorse necessarie. La logica ed il “miracolo” di Tremonti è quella di andare ancora una volta a reperire nelle tasche dei più deboli e non toccare rendite, redditi dei più ricchi e vitalizi della politica; procedendo invece con tagli e risparmi sulla spesa pubblica, sulle pensioni, con aumenti di prezzi e tariffe, prospettando incrementi fiscali come l’Iva, ecc.. Niente di più lontano della proposta della Cgil, che aveva suggerito di andare a cercare le risorse nei grandi patrimoni, nelle rendite e nell’abnorme evasione fiscale che caratterizza il nostro sistema fiscale e che, insieme alle mafie, rappresenta “il cancro” principale del nostro vivere comune e civile. Un’altra strada era ed è possibile. Proviamo a vedere che cosa si scarica sulle famiglie che oggi sono una catena lunga, fatta molto spesso di un nucleo di pensionati che aiuta un nipote o un figlio che non ha lavoro e quindi mettiamo a fuoco solo la parte della manovra che avrà incidenza diretta sui bilanci delle famiglie. Per gli statali è una super-stangata. La manovra prevede un taglio di 256 mila posti entro il 2014, la mobilità obbligatoria per tutti i dipendenti pubblici e una riduzione di circa 215 euro al mese dovuta al blocco degli stipendi, che è stato prolungato, e al diniego di aggancio alla dinamica del carovita. Per le pensioni si prospetta il congelamento dell’indicizzazione prevista all’inizio di ogni anno; la perequazione sarà dunque invariata sui primi 1.428 euro, scenderà al 45% sulla quota tra 1.428 e 2.380 euro e sarà bloccata per tutta la parte eccedente. Sarà poi anticipato di un anno (dal 2015 al 2014) l’adeguamento della data di pensionamento all’aspettativa di vita. La stretta sulle pensioni è stata considerata subito “inaccettabile” dalla Cgil e per fortuna anche da Cisl e Uil. Fisco: Vantaggi per i redditi alti e Bot massacrati.Nel testo della manovra è stata inserita a sorpresa una supertassa sui BOT che colpirà soprattutto i piccoli risparmiatori e non le grandi ricchezze. Il bollo di imposta sui titoli di Stato arriverà a 150 euro nel 2013. Il rendimento dei titoli pubblici sarà così almeno dimezzato e il conto lo pagheranno i piccoli e piccolissimi risparmiatori. Nel frattempo, la delega in materia fiscale predisposta dal Consiglio dei ministri ha reso esplicito infatti ciò che la Cgil aveva sospettato: il governo intende finanziare la cosiddetta “riforma fiscale” prendendo le risorse dall’assistenza; non assume la necessità di riorganizzare il fisco su diverse platee di reddito; predispone un aumento generalizzato dell’imposizione indiretta, come l’Iva; non rompe il legame tra profitti e ricchezze improduttive e “parassitarie”; non avvia una politica di sostegno al reddito degli incapienti e di contrasto alla povertà; non produce un riequilibrio a favore di lavoro e pensioni, crescita e sviluppo. Tagli agli enti e all’assistenza. Dopo aver drasticamente ridotto i finanziamenti destinati a Comuni e Regioni e aver in pratica cancellato il fondo nazionale per le politiche sociali, quelli per i nidi e quello per la famiglia, ora si passa a colpire i diritti soggettivi,. In una legge delega che dovrebbe occuparsi di assistenza non si fa cenno ai Livelli essenziali delle prestazioni sociali, ma, dietro termini come “riqualificazione” e “riordino” si sottraggono risorse da tutte le forme di sostegno socio assistenziale, sanitario o previdenziale: per esempio, l’indennità di accompagnamento, il sostegno all’invalidità o i trattamenti pensionistici di reversibilità. Nel testo della manovra c’è stato il balletto dei ticket: prima inseriti e quantificati, poi tolto il riferimento esplicito, ma siccome nel testo la copertura necessaria per evitarli non c’è, era chiaro che i ticket sarebbero ricomparsi. E infatti fra ticket e “razionalizzazioni”, la sanità sarà tagliata di 7,5 miliardi di euro. Come Cgil abbiamo definito questa manovra ingiusta, perchè pagano i soliti noti (lavoratori, pensionati, fasce deboli) ipocrita, perché sposta furbescamente il rientro del debito negli anni futuri, ma soprattutto sbagliata ed inefficace perché in periodo di crisi, assume soprattutto un carattere recessivo e non prevede nulla, ma proprio nulla, a sostegno di ripresa e occupazione.

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