Stati depressivi e problemi psichici, quando il virus lascia il segno

I medici segnalano molti stati d’ansia e sensi di colpa per essersi ammalati

Effetto coronavirus, i tentativi di suicidio sono aumentati. A dirlo è il responsabile del dipartimento di salute mentale Giancarlo Cerveri. Non si tratta di uno scostamento radicale tra 2019 e 2020, ma un incremento c’è stato. «Nel 2019 - spiega il medico - abbiamo effettuato 1070 consulenze psichiatriche in pronto soccorso. Di queste 1070, 225 sono state per tentato suicidio, con una percentuale cioè del 21 per cento. In pratica abbiamo fatto tra le 80 e le 90 consulenze al mese e di queste tra 18 e 19 sono state per un tentato suicidio. Nel 2020, ma solo fino alla fine di agosto, le consulenze sono state 650 perché la gente ha avuto paura di venire in ospedale. Di queste 650, 172 sono state per un tentato suicido. Siamo passati perciò dal 21 al 25 per cento. Le consulenze per tentato suicidio sono passate da 18 a oltre 20 al mese, ma visto che gli accessi in pronto soccorso sono stati inferiori per la pandemia, lo scarto tra 2019 e 2020 è da considerarsi ancora maggiore». Gli specialisti del dipartimento di salute mentale stanno elaborando uno studio sul tema degli effetti psichici della malattia, in collaborazione con l’università di Pavia. «Lo studio è ancora in corso - dice - è difficile tirare delle conclusioni definitive». Quello che è cambiato davvero, spiega Cerveri, «è la tipologia delle persone che hanno tentato il suicidio quest’anno, rispetto all’anno prima. In passato era un gesto legato a fragilità già note. Nel 2020, invece, hanno tentato di togliersi la vita persone che non erano mai state in cura per problemi psichiatrici».

A incidere, spiega Cerveri, è stato «il periodo di lockdown, che ha provocato stress, perdita di lavoro e spesso problemi economici. Ci troviamo di fronte a una fetta di popolazione che sta emergendo ancora adesso. Questa cosa dei nuovi casi ci ha molto colpito - annota Cerveri -. Noi non abbiamo mai chiuso il sostegno ai pazienti, li abbiamo sempre seguiti telefonicamente o con le videochiamate. Molti di quelli che sono stati estromessi dal mercato del lavoro hanno tentato di togliersi la vita». In questo ultimo periodo, annota lo psichiatra, «stiamo assistendo a un ulteriore aumento dei disturbi di ansia legati al timore di una nuova infezione. Anche le persone più fragili soffrono maggiormente». Chi si è contagiato «e ha dei sintomi residui, legati all’astenia, alla riduzione dell’energia, ha magari dolori che si prolungano per mesi, fa fatica a riprendere la vita quotidiana, entra in depressione e si sente in colpa per essersi ammalato. In questi casi è necessario l’intervento psichiatrico con gli antidepressivi. Noi però - dice Cerveri -vediamo i quadri più gravi che sconfinano nel suicidio, gli altri sono seguiti dai medici di famiglia. Anche perché i medici di famiglia, nel Lodigiano, sono 100, gli psichiatri sono solo 15».

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