SPECIALE Giovanni Paolo II a Lodi, Le consegne del Papa, un ricordo di monsignor Passerini

Il contributo inviato dall’allora vicario generale della diocesi

Le consegne del Papa a Lodi

Durante una delle mie prime visite ai malati a Codogno, una signora affetta da una forma forte di invalidità mi ha mostrato una foto che la ritraeva al momento del saluto che il Papa Giovanni Paolo II stava passando a dare ad ogni malato al termine della celebrazione in Piazza Vittoria a Lodi il 20 giugno 1992. Percepivo quanto conforto le avesse procurato quell’incontro, anche per gli anni successivi della sua provata esistenza. Eppure il Papa stesso era segnato, nei giorni di quel viaggio in Lombardia, da una malattia che avrebbe richiesto pochi giorni dopo un suo ricovero al Gemelli con intervento chirurgico. Nonostante la fatica, era sceso a salutare uno per uno i malati al termine della Messa la vigilia del Corpus Domini. E non aveva disatteso quasi nessuno dei passaggi in programma. Nell’incontro con gli amministratori il Papa pose l’accento sul riferimento necessario della politica a un patrimonio di valori morali e rivolse un invito ad “evitare con cura gli scogli dei particolarismi territoriali, ideologici, di categoria”. Era l’anno di tangentopoli e di forte consenso a prospettive secessioniste. Alcuni quotidiani nazionali il giorno dopo intesero le parole del Papa come una condanna dei politici. La posizione del Papa espressa nell’incontro in piazza Broletto reca l’impronta di una sensibilità e di una indole popolare e solidale della nostra terra; esso rimane un punto di riferimento della storia della Provincia ai suoi primi passi.

È seguita poi la Messa in piazza Vittoria, illuminata dal sole dopo giorni di pioggia incessante. L’omelia è stata totalmente incentrata sul tema dell’Eucaristia. In essa, come nell’intervento in Broletto, risultavano ampiamente percepiti i contributi che erano stati chiesti alla Diocesi per la stesura del testo. Le parole pronunciate durante la celebrazione in piazza Vittoria pongono il sigillo alla fisionomia eucaristica della nostra Chiesa: “La Chiesa si specchia nel Sacramento eucaristico – ha detto il Papa – come nella sorgente da cui zampilla la propria vita. Lì sta anche il nucleo incandescente e il cuore palpitante della Chiesa”. È la consegna che un santo ha lasciato alla nostra Chiesa; consegna raccolta nella celebrazione a scadenza decennale dei Congressi eucaristici (2002 e 2012). In questo anno abbiamo avuto l’evento significativo del Sinodo diocesano. Ci sarà modo nelle scadenze decennali future di celebrare la fonte che assicura il pane del cammino non solo per il sostentamento spirituale di ciascuno, ma anche per la stessa vita e storia di un popolo.

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