Spariti i soldi del condominio, condannato architetto di Lodi

La corte di Cassazione ha confermato la condanna a un anno e mezzo di reclusione per un architetto lodigiano, A.C., 69 anni, accusato di appropriazione indebita aggravata, continuata e in concorso perché, dopo che aveva amministrato per circa cinque anni un condominio di 50 unità al passo del Tonale, erano mancati all’appello almeno 180mila euro.

La sentenza di primo grado del tribunale di Trento aveva concesso la sospensione della pena, subordinandola però al pagamento di una provvisionale di 60mila euro al condominio, entro 120 giorni dal passaggio in giudicato. Passaggio avvenuto ora con il pronunciamento della Suprema corte.

Nella sua difesa l’architetto, che era stato anche proprietario di uno degli appartamenti del condominio, aveva sostenuto tra l’altro che le asserite distrazioni di denaro non sarebbero state adeguatamente circostanziate nelle loro destinazioni, e che lui stesso non sarebbe stato pagato dal condominio per parte delle sue incombenze di amministratore e per la direzione di alcuni lavori. La Cassazione però ha ritenuto che questa sia una difesa di merito, e non di legittimità, ritenendo piuttosto ben motivate e “fondate su prove documentali” le sentenze di primo e secondo grado a Trento. Secondo l’accusa, l’amministratore aveva attinto alla cassa condominiale anche per fare il pieno, ricaricare i cellulari e andare a cena.

© RIPRODUZIONE RISERVATA