Sotto gli alberi i giacigli dei poveri

I giardini di viale IV Novembre sono diventati la casa dei senzatetto, insieme al parco delle Caselle e agli altri luoghi già noti, dal ponte agli edifici abbandonati

Le foglie fanno da tetto, i rami da sostegno per la coperta quando per terra è bagnato. Tutto intorno il buio, di fronte i palazzi del centro e di fianco gli spruzzi della grande fontana, cuore dei giardini di viale IV Novembre, riqualificati cinque anni fa. I poveri hanno scelto per casa, si fa per dire, lo spiazzo creato da un albero basso, tra le fronde e il tronco, nell’area verde della città. Un cuscino sotto la testa e la terra al posto del materasso. Un 30enne tunisino punta il dito.

UN TRONCO PER CASA

«Questo - dice - è il nostro posto quando il dormitorio di Lodi è pieno». Ma poi ci sono le case abbandonate, l’ex Sicc, l’ospedale, la stazione ferroviaria e il ponte. Lassoued è polemico, vorrebbe più letti per accogliere chi non ce l’ha. Il dormitorio dell’ex macello si affiancherà a quello di via Defendente, a partire da novembre. L’anno scorso la Caritas aveva aperto anche uno spazio d’emergenza, in via San Giacomo, ma quella stanza quest’anno non è più disponibile. Il direttore della Caritas don Andrea Tenca più volte è sceso in campo lanciando appelli a privati e amministrazioni del Lodigiano perché si trovino spazi, non solo nel capoluogo, ma anche fuori. Appelli questi rimasti inascoltati. «Adesso - annota il tunisino - incomincia a fare freddo, non sappiamo dove andare».

NOTTI AL PARCO DELLE CASELLE

Alberi-casa si trovano anche al parco delle Caselle, un altro dei posti preferiti dai senzatetto. Le coperte oggi non ci sono. Forse la pioggia dell’altro giorno ha fatto spostare chi dormiva lì. Per terra un pacchetto di sigarette e qualche salvietta. La mattina, quando i più atletici cacciano il sonno saltando e pedalando sulle attrezzature sportive, i poveri se ne stanno ancora acquattati tra i sassi. L’unica motivazione per tirarsi su è la schiena che protesta, le gambe graffiate, l’umidità che c’è e non se ne va. «Fatti i conti tra chi frequenta il dormitorio e chi viene in mensa - spiega per Progetto insieme Lorenzo Musitelli - sappiamo che sono circa 60 i senzatetto che dormono all’aperto. Nei due dormitori di via Defendente abbiamo in totale 25 letti. Le persone possono venire 12 giorni a fila poi devono aspettare il mese successivo per tornare. Una volta era destinato solo a chi mangiava in mensa, adesso l’abbiamo aperto a tutti. In mensa abbiamo sempre 40 persone a pranzo e altrettante a cena. «Siamo preoccupati per l’inverno - annota don Tenca -. Stiamo aspettando di trovare un posto per il terzo dormitorio che l’anno scorso avevamo aperto in fase di emergenza. A Lodi gli spazi sono inferiori ai bisogni. Il problema è che molti non hanno interesse ad avere vicino a sé queste forme di accoglienza. Nessun Comune o realtà si è fatta avanti offrendo spazi». I poveri danno fastidio.

VUOLE FUGGIRE, MA NON PUÒ

«Dormire al freddo è brutto - commenta il tunisino - e lo è ancora di più per me che me ne vorrei andare da Lodi, ma non posso. Mi vorrei sposare con la mia fidanzata che è romena e ora è a Bucarest. Abbiamo anche un bambino che però è italiano. Se ci sposassimo in Italia potrei tornare in Tunisia e lei chiederebbe il ricongiungimento in Romania. Là abbiamo una casa. Il problema è che non ho i 35 euro che mi servono per pagare il nulla osta. L’unica cosa che voglio è tornare a Bucarest. Se qualcuno mi aiutasse me ne potrei andare».

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