«Siamo disponibili a ricevere i profughi»

L’emergenza: i sindaci del distretto di Lodi aprono agli aiuti

«Non è vero che non siamo disponibili ad accogliere i profughi». A ribadirlo è il presidente del distretto di Lodi Angelo Taravella. Sul tavolo i sindaci mettono anche la possibilità di riutilizzare le case cantoniere. Entro questa settimana, i sindaci del distretto di Lodi vogliono stendere una lista di strutture disponibili. Per il 15 luglio devono comunicarle al prefetto. Gli amministratori della Bassa, invece, sono in attesa di risposte dalla prefettura. Fino a quando non avranno delle certezze, non riusciranno a mettere in campo le loro soluzioni.

«Ci siamo incontrati ieri - spiega Taravella -. È stato un vertice sereno e improntato alla collaborazione. Nel nostro distretto l’accoglienza è stata fino ad ora significativa. Qui si concentrano tutte le strutture, dal Laus di Lodi Vecchio che accoglie già una trentina di persone, a quelle di Maccastorna (4), Caviaga, Boffalora, Crespiatica e Tavazzano con 6 persone ciascuna. Secondo noi ci sono anche molte case cantoniere dismesse sul territorio che potrebbero essere utilizzate. In questo caso, però, dovrebbe essere la Provincia a dare il benestare. Anche la comunità di Famiglia nuova, a Crespiatica, ha messo ancora a disposizione le sue strutture (ieri erano attesi 6 altri ragazzi che però non sono arrivati, ndr). Ho chiesto ai sindaci del mio distretto di far conoscere le loro strutture questa settimana. Entro il 15 le presenteremo alla prefettura. Il senso di collaborazione delle amministrazioni non è venuto meno». A giorni anche il sindaco di Sant’Angelo Domenico Crespi convocherà gli amministratori della sua area, mentre il presidente del distretto della Bassa Flavio Parmesani è in attesa di risposte in arrivo dalla prefettura. «Lunedì scorso ci siamo incontrati e abbiamo deciso che prima di mettere sul tavolo delle strutture servono risposte a delle questioni chiave - dice -. Vogliamo capire se i costi sono supportati dal Ministero, anche nel caso dell’utilizzo di strutture pubbliche, di chi sono le responsabilità sanitarie dei nuovi arrivati, quali devono essere le caratteristiche dei locali e chi è predisposto al controllo degli immigrati. Siamo in attesa di risposte scritte. In assenza di questi chiarimenti dubito che i sindaci possano accettare. Per i comuni piccoli l’impegno non è da poco. Se in settimana arrivano le risposte, lunedì riconvoco i sindaci e mettiamo in campo le nostre proposte».

La prefettura ha chiesto che le strutture abbiano la caratteristica dell’abitabilità. Resta da capire, invece, se le strutture per il recupero degli ex tossicodipendenti che, in alcuni casi, potrebbero avere dei posti liberi, sono o no idonee. «Noi avevamo rinnovato la nostra disponibilità e il direttore sociale dell’Asl Giancarlo Iannello l’aveva apprezzata - spiega da Famiglia nuova Severino Berneri -, ma poi, non si è capito bene da chi e perché, è stata respinta. Nelle nostre comunità il programma di recupero è pedagogico. La permanenza in comunità favorisce l’apprendimento linguistico. In due mesi i ragazzi imparano l’italiano».

Cristina Vercellone

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