Secugnago, aiuti alimentari dell’Unione Europea rivenduti nei mercati: condanna definitiva, 71enne in carcere

La Cassazione conferma i primi verdetti dopo l’operazione dei carabinieri del 2016

È diventata definitiva la sentenza di condanna per la vicenda della frode sui prodotti agricoli in eccedenza che venivano ritirati gratis da produttori e trasformatori, rimborsati dall’Unione europea, ma poi rivenduti a pagamento a grossisti compiacenti. La normativa prevede invece che quei beni possano essere ceduti solo a titolo gratuito a soggetti senza fini di lucro, perchè vadano a persone bisognose.

Un sistema truffaldino che era stato portato alla luce all’inizio del 2016 dai carabinieri del nucleo antisofisticazioni e dalla procura della Repubblica di Lodi, e che avrebbe generato guadagni illeciti per almeno quattro milioni di euro.

Secondo gli investigatori, al centro di questo giro di oltre 10mila tonnellate di frutta e verdura ritirati a costo zero e poi rivenduti sia in un negozio di San Colombano al Lambro sia al mercato ortofrutticolo di Latina, ma anche all’estero, c’era il principale referente di allora della onlus Sei per Secu di Secugnago, oggi 71enne, che ora è stato prelevato lunedì all’alba dai carabinieri della compagnia di Codogno e condotto in carcere, per scontare una condanna a circa sei anni di reclusione. In primo grado, per rito abbreviato a Lodi, era stato condannato a 7 anni e 2 mesi, per associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata e anche per peculato.

La Cassazione, una decina di giorni fa, non ha ammesso le argomentazioni del ricorso presentato dalla maggior parte dei difensori dei 7 imputati che avevano scelto il rito alternativo, dopo che in appello alcune delle condanne erano state rideterminate con lievi riduzioni di pena. Uno solo degli imputati che erano stati sottoposti a misura cautelare, un quarantenne ragusano, ha scelto il rito ordinario ed è ancora in attesa del verdetto definitivo.

Ad avere i primi sospetti erano stati i carabinieri di Lodi, che si erano imbattuti in casse di mele con l’etichetta che indicava che si trattava di beni non commerciabili perché “aiuto Ue”, finite in una rivendita banina. Le indagini erano partite nel 2014 e le misure cautelari avevano colpito, tra gli altri, commercianti di Latina e della Campania. Uno degli indagati al momento dei primi arresti si trovava in Germania. Il secugnaghese era una figura storica del volontariato locale e il suo coinvolgimento aveva sorpreso molte delle persone che lo conoscevano.

Dalla condanna il 71enne deve scontare il periodo già trascorso tra carcere e domiciliari quando cinque anni fa erano state applicate le misure cautelari.

Dopo gli arresti che avevano fermato il “giro”, tonnellate di agrumi e ortaggi quasi completamente marci erano stati recuperati dalla polizia locale di Codogno nel magazzino della onlus in città e smaltiti in un impianto per il biogas.

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