Se questa non è tivù spazzatura...

L’avvento della televisione digitale ha scardinato definitivamente non soltanto i confini fra i tradizionali generi televisivi ma anche la destinazione del flusso. Se nella tv delle origini la programmazione era divisa tra cultura, intrattenimento e spettacolo, oggi la classificazione delle proposte televisive deve ricorrere a nuove categorie, dall’infotainment al talk-show, dal talent-show alla tv-verità... La crescente disponibilità di canali consente allo spettatore di scegliere all’interno di un menù sempre più ampio, che presenta palinsesti strutturati per tutte le preferenze.Uno degli effetti negativi di questa vera e propria esplosione dell’offerta televisiva è l’abbattimento di altri confini, oltre a quelli tematici: quelli anagrafici, che fino a qualche lustro fa inducevano la tv italiana a proporre un’offerta segmentata per fasce di età durante la giornata. Se pensiamo, in particolare, ai bambini, rileviamo che la programmazione per loro si è spostata verso orari insoliti e, al contempo, la fascia “protetta” ospita trasmissioni che prevedono un target adulto.Secondo le direttive dell’autoregolamentazione, le reti televisive generaliste sono chiamate a diffondere fra le 16 e le 19 programmi adatti a una visione infantile e minorile, mentre fra le 7.30 e le 22.30 sono tenute a proporre trasmissioni adatte alla visione famigliare, ovvero fruibili senza controindicazioni da grandi e piccini.Basta un rapido sguardo ai palinsesti quotidiani per rilevare le molte criticità rispetto a questi obblighi: ogni giorno vanno in onda nella “fascia protetta” telefilm polizieschi come “Senza traccia” (Rai2, ore 16.15) e “Commissario Cordier” (La7, ore 16.30), ma anche programmi come “La vita in diretta” (Rai1) o “Pomeriggio Cinque” (Canale 5) che certamente per bambini non sono. Per non parlare delle fiction che, soprattutto in questo periodo di bassa stagione televisiva, vengono mandate in onda nelle ore pomeridiane anche se si tratta di produzioni thriller o di gialli che rischiano di impressionare negativamente gli spettatori più sensibili.Se poi lo sguardo si allarga all’intera offerta televisiva della fascia fra le 16 e le 19 il discorso viene ulteriormente complicato dalla varietà e dalla quantità di programmi a disposizione, in cui proliferano le repliche di trasmissioni, film e telefilm magari mandati in prima visione serale con il bollino giallo o rosso e poi sdoganati durante il giorno senza alcuna avvertenza per i genitori.Questi ultimi dovrebbero poter guardare la tv insieme ai loro figli nella fascia serale in tutta tranquillità, trovando almeno fino alle 22.30 su ogni canale una programmazione adeguata. Invece nel prime time le cose si complicano ulteriormente, con sempre più frequenti proposte di pseudo-approfondimenti informativi con il gusto del morboso o del macabro (“Quarto grado” su Rete4, “Amore criminale” su Rai3) o produzioni italiane ed estere che nulla lasciano all’immaginazione degli spettatori.In altri Paesi europei la famiglia televisiva gode di maggiore e migliore tutela. In Gran Bretagna, per esempio, la tv pubblica adotta il modello watershed (“spartiacque”) che prevede - e, soprattutto, rispetta - una rigorosa suddivisione in fasce orarie di utenza a seconda dell’età degli spettatori. In Francia il sistema dei “bollini” tutela i minori e classifica i programmi per età.In Italia, invece, la commistione dei due modelli produce un’offerta che lascia completamente ai genitori e agli adulti in genere la responsabilità della scelta.

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