Se il regime imbavaglia anche la rete

La notizia si è diffusa in queste ultime ore: Assad ha spento Internet in Siria. La guerra civile che si sta consumando, e che l’opinione pubblica occidentale conosce, in gran parte, solo grazie a blogger e social network, non accenna a placarsi e così il regime ha spuntato una delle armi più potenti in mano alla resistenza: la rete. Il Paese è isolato da giovedì 29 novembre. A dare per prime la notizia dell’isolamento di Damasco sono state, nella mattinata di giovedì, due società statunitensi che forniscono piattaforme per la distribuzione di contenuti via web, la Akamai e la Renesys. Le due società, che si occupano di servizi di video on line (Iptv, streaming live, etc.) e trasporto di grandi quantità di contenuti attraverso la rete (ad esempio, per grandi multinazionali), monitorano costantemente il traffico globale sulla rete e così si sono accorte che tutti gli 84 blocchi di indirizzi Ip siriani erano irraggiungibili: l’intero Paese era fuori dal traffico online.Da quando il vento della primavera araba ha iniziato a soffiare anche sulla Siria, le comunicazioni si sono fatte più difficili, ma ora la situazione è drammatica. È impossibile collegarsi alla rete in buona parte delle province, in quelle sulla costa, e in alcune città tipo Deir Ezzor e Raqa, nell’est del Paese. La società Renesys ha spiegato di aver avviato un’indagine per scoprire le cause del distacco, ma sembra piuttosto scontato che a spengere Internet sia stato il regime di Bashar al-Assad.Il timore ora è che questo ulteriore bavaglio alle comunicazioni preannunci un inasprimento della repressione contro i ribelli. Un “modus operandi” analogo a quello di altri regimi colpiti dalla primavera araba. Nei giorni del declino di Mubarak l’Egitto aveva cercato più volte (in alcuni casi riuscendovi) di spegnere Internet, proprio come qualche mese prima aveva fatto la Libia di Gheddafi.Nel blackout imposto da Assad, però, qualche filo di luce trapela. Gli attivisti dei Comitati di coordinamento locale riescono ad aggiornare la propria pagina Facebook: denunciano una “mossa che aumenta i timori che il regime si stia preparando per qualcosa” e lanciano un appello accorato alla comunità internazionale, “i Comitati ritengono il regime responsabile per tutti i massacri che saranno commessi nelle città siriane a partire da questa mossa e, inoltre, chiedono alla comunità internazionale di muoversi rapidamente e fare passi concreti per proteggere i civili dai crimini del regime”.

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