SAN DONATO Nel Pgt la nuova vita dei palazzi Snam e Saipem

I complessi potrebbero ospitare dei residence da mettere a disposizione degli studenti o dei parenti dei ricoverati in ospedale

Nei palazzi oggi occupati da Saipem e Snam Progetti in futuro potrebbe interrompersi la tradizione fatta di scrivanie e impiegati che timbrano il cartellino: le proprietà dei giganti di cemento, per evitare che finiscano nel degrado, potranno infatti presentare dei piani di Rigenerazione urbana. Non sarà possibile trasformare i due immobili in dei complessi residenziali, ma ad esempio potrebbero ospitare dei residence da mettere a disposizione degli studenti o dei parenti dei degenti dell’ospedale.

Il giro di vite verrà reso possibile dalla variante al nuovo Piano di governo del territorio (Pgt) in discussione in questi giorni in consiglio comunale. Il traguardo annunciato dal vice sindaco con delega all’urbanistica Gianfranco Ginelli è infatti quello di non consumare nuovo suolo - oltre ai piani già annoverati nel vecchio Pgt come quello che porterà 800 appartamenti tra il Pratone e il De Gasperi Ovest piuttosto che la cittadella dello sport nel comparto San Francesco -, bensì di scommettere sulla riconversione dell’esistente.

L’attenzione viene innanzitutto posta proprio sul rischio che, con la fuga di alcuni colossi aziendali e con la realizzazione del nuovo centro direzionale Eni, la città si trovi a fare i conti con un esubero di edifici deserti. Fenomeno peraltro che potrebbe essere accelerato dall’intenzione di alcune importanti realtà di andare avanti con lo smart working anche dopo la pandemia.

In realtà il Pgt, in cui è stata tratteggiata la città del 2030, prevede anche altri tre “ambiti di rigenerazione urbana” che potrebbero cambiare completamente il volto dei quartieri dove sono collocate vecchie fabbriche o officine in disuso. Nuove prospettive potranno dunque aprirsi per le aree di via Buozzi e di via Marcora a cui si aggiunge anche il tratto sottostante il cavalcavia di via Parri. Al posto degli stabilimenti e dei capannoni che hanno abbassato definitivamente le saracinesche, o che le faranno nei prossimi anni, potranno così sorgere bar, ristoranti, locali, negozi, ma anche laboratori e poli di ricerca sulla base della richiesta del mercato.

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