«Salvate l’ospedale dei bambini»

Il dottor Alessandro Frigiola lancia un appello alle Nazioni Unite per il centro di cura di Damasco, è a rischio da quando sono iniziati gli scontri

Un appello alle Nazioni Unite per salvare il centro cardiochirurgico di Damasco. L’accorata richiesta si alza dal dottor Alessandro Frigiola, primario del reparto di cardiochirurgia pediatrica del Policlinico di San Donato, che interviene in veste presidente dell’associazione “Bambini cardiopatici nel mondo” da cui in passato è partita l’iniziativa di raggiungere con una struttura all’avanguardia i piccoli siriani malati di cuore.

Ora le terribili conseguenze del conflitto interno stanno mettendo a rischio il centro pediatrico che ha aperto i battenti nel 2011 grazie ad una collaborazione tra il sodalizio e il ministero degli Affari Esteri - direzione generale per la cooperazione allo sviluppo, a fronte di un progetto che è partito dal 2000, quando nel Paese il tasso di mortalità per cardiopatie congenite infantili era del 50 per cento. Nonostante la pesantissima situazione in cui si trova a lavorare il personale sanitario l’attività all’interno della struttura sta proseguendo comunque ma, sulla possibilità di tenere i battenti aperti si sono aperti grossi interrogativi.

«Con l’inizio della guerra civile, due anni fa, è diventato sempre più difficile, se non impossibile, organizzare le missioni operatorie dall’Italia», ha dichiarato Frigiola nel corso della conferenza stampa che ha portato l’attenzione sulla preoccupante situazione. «Malgrado le enormi difficoltà - ha proseguito -, i nostri medici siriani non accennano a diminuire l’attività e nel centro si continua a operare al ritmo di almeno un’operazione al giorno, ma cominciano a scarseggiare i materiali necessari per effettuare gli interventi».

Con l’occasione il primario dell’ospedale sandonatese ha lanciato l’appello: «È necessario che, al di là delle tensioni, si istituisca, anche sotto egida delle Nazioni Unite, un corridoio umanitario che continui a garantire il flusso di medicine e materiale occorrente perché la vita dell’ospedale continui». Una testimonianza diretta per l’occasione è arrivata dal direttore del centro, dottor Tammam Yousseff, che ha spiegato: «A causa dell’embargo i farmaci e gli alimenti sono diventati molto costosi e a farne le spese è solo la popolazione civile. Non voglio parlare della crisi politica e di questo disastro. Noi curiamo soltanto i bambini e ci occupiamo delle loro sofferenze». E ha voluto specificare: «Il messaggio che lancio è un grido d’aiuto: facciamo sì che il centro continui la sua attività, non facciamo pagare ai tanti piccoli innocenti il prezzo dell’ennesima guerra». Lo stesso dottor Youssef ha completato la specializzazione grazie al sodalizio fondato da Frigiola, di cui ora è membro del Consiglio di amministrazione, grazie alla quale in questi anni sono stati formati attraverso borse di studio, presso il Policlinico San Donato, anche 15 medici siriani che hanno compiuto 170 operazioni. L’attività è andata avanti nonostante la difficilissima situazione interna del Paese. Ma a questo punto per garantire continuità il centro attende aiuti che consentano di superare gli ostacoli imposti dalla guerra.

Giulia Cerboni

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