S. Raffaele, nuova accusa per Daccò

Santa Lucia porta un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, la seconda in meno di un mese dopo quella del 16 novembre, per il 55enne santangiolino Pierangelo Daccò, detto Piero, che questa volta viene indagato anche per associazione per delinquere, un’accusa che si aggiunge a quella precedente di concorso in bancarotta per il “buco” da un milione e mezzo di euro della Fondazione San Raffaele, cui fa capo anche l’omonimo ospedale milanese. La nuova ordinanza del gip Vincenzo Tutinelli è stata notificata a Daccò a Opera poche ore dopo il secondo arresto nell'inchiesta sul colosso della sanità privata: ieri mattina infatti è finito in cella anche l’ex direttore finanziario della Fondazione, Mario Valsecchi, definito negli atti nati dalla richiesta dei pm Luigi Orsi, Laura Pedio e Gaetano Ruta «l’alter ego di Cal». Mario Cal, lo ricordiamo, era il vice presidente del San Raffaele trovato suicida, con un colpo di pistola alla tempia, il 17 luglio scorso nel suo ufficio in ospedale. Secondo quanto scrive il gip per motivare l'arresto di Valsecchi, una «depredazione sistematica del patrimonio della Fondazione San Raffaele» sarebbe stata promossa da Cal, morto suicida e, a partire dal 2006, dall’uomo d’affari Piero Daccò, stando a quanto riportato dal gip di Milano nell’ordinanza di custodia cautelare per Valsecchi. «Dalla ricostruzione in corso - scrive il gip nelle sue 150 pagine - emerge un contesto criminale non episodico né individuato in isolate iniziative probatorie quanto, piuttosto, in vero e proprio meccanismo finalizzato a creare sistematicamente disponibilità di denaro occulte a vantaggio di Cal e dei suoi favoriti, innanzitutto Daccò». «Il sistema, aggiunge il gip, era «caratterizzato da consegne di cash a ciclo temporale ravvicinato, di emissioni e utilizzazioni di fatture per operazioni inesistenti tese a nascondere bonifici di denaro indebitamente erogato e percepito». Un sistema, prosegue il gip, che «assume connotati ben più strutturati di quel minimo di organizzazione che presiede alla configurazione del reato associativo. Oggetto dell’associazione è l’attuazione di un programma di delinquenza, una serie indeterminata di delitti (appropriazione indebita aggravata, emissione e utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti, bancarotta patrimoniale per dissipazione)».

A Valsecchi vengono contestati sei episodi riconducibili al rischio di far fallire il San Raffaele (a Daccò, finora, quattro). Le nuove contestazioni risulta siano frutto degli interrogatori del costruttore Piero Zammarchi e degli imprenditori vicentini Fernando Lora e Paolo Freschi, che secondo l'accusa avrebbero fatto pagare al San Raffaele fatture gonfiate per poter poi retrocedere parte delle somme, in contanti o con bonifici, in nero, per 4 milioni di euro. Era necessario, ritengono i pm, per poter continuare a lavorare. Degli attuali 10 indagati, sono 8 quelli per cui si ipotizza l’associazione per delinquere, e si ipotizza anche la figura di un «emissario di Daccò» che avrebbe ritirato denaro a Lugano, la città dove l’imprenditore di Sant’Angelo aveva preso residenza. Entro la fine della settimana dovrebbe essere nuovamente interrogato.

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