Ripresa, di sicuro c’è l’incertezza

L’economia assomiglia per certi aspetti alla sismologia: scienza quasi esatta, sa interpretare con dovizia i fenomeni del passato, si confronta compiutamente con gli eventi presenti ed è molto, molto prudente rispetto a quanto accadrà in futuro. Specialmente dopo il terremoto dei subprime, originatosi negli Stati Uniti, che ha investito il globo e ha progressivamente assunto forme diverse (crisi finanziaria, produttiva, occupazionale, monetaria, dei conti pubblici), gli analisti economici sono diventati più prudenti. Studiano i dati a disposizione, ne traggono alcune linee di tendenza, accennano a ulteriori interrogativi sul domani. E lasciano le «previsioni» nel limbo dell’incertezza, del «dipende da...». Ne sono una riprova le Previsioni economiche di primavera, documento della Commissione europea reso noto il 13 maggio, che traccia i contorni dell’economia dei Ventisette, azzarda qualche prospettiva tenendo conto dei principali indicatori economici, subordinando il tutto all’evoluzione dei mercati finanziari, alle possibili riforme da realizzare negli Stati membri dell’Ue e agli instabili scenari geopolitici. Non a caso Olli Rehn, commissario europeo per gli Affari economici e monetari, ha affermato nell’illustrare le Previsioni: «Il recupero dell’economia in Europa è solido e continua, nonostante recenti turbolenze e tensioni esterne sul mercato del debito sovrano». «È ora fondamentale rafforzare queste tendenze di crescita e consolidamento e fare in modo che possano tradursi in più numerosi e migliori posti di lavoro». Ciò richiede «un continuo consolidamento di bilancio e la decisa realizzazione di riforme strutturali che contribuiscano alla creazione di posti di lavoro e migliorino la competitività delle nostre economie». I dati sul Pil mostrano segnali positivi (benché tutt’altro che brillanti e comunque fortemente diversificati da Paese a Paese); ma crescono i prezzi delle materie prime che a loro volta surriscaldano l’inflazione. Soprattutto i conti statali e i debiti sovrani sono sotto pressione (vale per Irlanda, Grecia, Portogallo, ma anche per diversi altri Stati, Italia compresa), i mercati non brillano per vivacità, i consumatori hanno in tasca pochi soldi per poter costituire un volano della ripresa. Non da ultimo, c’è il quadro mondiale a gettare ombre sugli sviluppi di breve e medio periodo: secondo la Commissione Ue «gli sconvolgimenti politici in atto nel Medio Oriente e nel Nord Africa e le conseguenze economiche del terremoto e dello tsunami in Giappone (ma si tace sul disastro nucleare di Fukushima, ndr) hanno acutizzato le incertezze e costituiscono dei rischi di rallentamento dell’attività economica mondiale». Al di là dei numeri, in qualche caso confortanti, l’Esecutivo comunitario dunque non si sbilancia. I Ventisette devono irrobustire la governance e muoversi di comune accordo, facendo «massa critica»; non possono abbassare la guardia sui conti pubblici. E devono sperare che dietro l’angolo non si celi qualche imprevedibile sisma.

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