Ripresa delle vocazioni in occidente?

“A Taiwan, Paese nel quale i cattolici sono poco più dell’1% della popolazione, sono floride due Università cattoliche, per le quali lo Stato riconosce l’autonomia e la libertà d’insegnare secondo i valori della cattolicità. Inoltre la Facoltà teologica accoglie numerosi studenti fra cui 51 della Cina comunista e un’altra quarantina sono attesi nel prossimo anno accademico”. Lo ha detto in Vaticano, durante la conferenza stampa di presentazione del documento “Orientamenti pastorali per la promozione delle vocazioni al ministero sacerdotale”, al ministero sacerdotale”, il prefetto della Congregazione per l’educazione cattolica, card. Zenon Grocholewski, che ne ha curato la pubblicazione. “I dati raccolti per la stesura del testo – ha spiegato – sono incoraggianti sia riguardo alle vocazioni sacerdotali, sia in generale anche per quanto riguarda la presenza e l’azione della Chiesa in campo educativo e formativo”. Ha citato la diocesi di Iasi, in Romania, dove i cattolici (220 mila in tutto) sono solo il 7% della popolazione ma che vede il seminario diocesano pieno. Ha parlato della ripresa di vocazioni in Spagna, dell’inversione di tendenza che si comincia a cogliere in Olanda, del “seminario pienissimo a Boston (Usa), città da dove ha preso avvio la crisi”.Un bilancio, dunque, che lascia spazio alla speranza per un recupero del numero dei preti, specie nei Paesi occidentali, confermato dai dati forniti ai giornalisti da mons. Vincenzo Zani, sottosegretario del dicastero vaticano. In dieci anni le vocazioni al sacerdozio in Africa sono passate da 20.994 a 26.924, in America Centrale c’è stato un lieve calo da 8.427 a 8.382, nelle Antille da 1.264 a 1.421, nell’America del Nord da 5.616 a 5.749, in America del Sud da 21.859 a 20.919. Forte crescita anche in Asia da 26.433 a 33.282 mentre la crisi si è fatta sentire in Europa con un decremento da 25.908 a 20.564. In Medio Oriente si è scesi da 772 a 689 mentre in Oceania c’è stata una crescita da 911 a 1.060. Mons. Zani ha spiegato che la situazione, nonostante alcune aree in evidente difficoltà, “lascia ben sperare perché accanto a casi di difficoltà, aumenta l’azione di discernimento e accompagnamento vocazionale in molte diocesi. Capita così, ad esempio negli Usa, che i vescovi e i responsabili dei seminari in questi ultimi anni abbiano detto molti ‘no’ ai candidati che si sono presentati, altrimenti i dati sarebbero stati ancora più significativi”. Tra gli strumenti che ha citato per questa attività di “discernimento”, ci sono i cosiddetti “seminari propedeutici” che offrono la possibilità d’incontri ripetuti, corsi, momenti specifici di confronto con educatori e formatori per “discernere la presenza di una vocazione e la disponibilità del candidato a mettere in gioco la propria esistenza”. Il segretario della Congregazione per l’educazione cattolica, mons. Jean-Louis Bruguès, ha evidenziato come il documento per la promozione delle vocazioni punti molto sull’“identità del presbitero”, vale a dire sulla sua “configurazione a Cristo per continuare la sua opera di amore e di servizio all’umanità”. Ha anche fatto riferimento ad alcuni rischi che corrono oggi i preti, quali “l’attivismo esasperato”, “il crescente individualismo che non di rado chiude il prete in una solitudine negativa e deprimente, la confusione dei ruoli nella Chiesa”. Mons. Bruguès ha così richiamato l’attenzione sulla “dottrina teologica del ‘carattere’” di cui parla il documento, che deve essere “approfondita ogni giorno da parte del presbitero” ma che deve essere conosciuta anche da parte dei fedeli, per poter cogliere la specificità del ministero sacerdotale. E su questo punto è intervenuto con particolare energia il cardinale Grocolewski, affermando che “la crisi di vocazioni nei Paesi occidentali ha tanti motivi, dal secolarismo alla mentalità relativistica, ma forse la causa più importante consiste nella non comprensione dell’‘identità sacerdotale’, che si differenzia essenzialmente, come insegna la Lumen Gentium, rispetto al ‘sacerdozio comune’ che riguarda tutti i fedeli”. “Una più piena comprensione del ruolo e del servizio del presbitero, che agisce ‘in persona Christi’ all’interno della comunità cristiana potrebbe contribuire a un recupero di vocazioni che del resto già s’intravvede dai dati raccolti e disponibili ad oggi”.Impegni dei prossimi anni. Dopo alcuni passaggi circa le “fragilità” dei preti (ci sono state domande sugli “abusi” da parte del clero), sulle quali il cardinale ha detto che “oggi si fa una attività di discernimento profondo e maturo in seminario, anche se non è del tutto possibile evitare qualche sbaglio perché a volte le persone si presentano ‘meglio’ di quello che sono”, si è anche parlato delle attività generali del dicastero. Il card. Grocholewski ha così affermato che l’attività è rivolta al 2015, anno in cui si celebrerà il 100° dell’istituzione della Congregazione per le vocazioni sacerdotali e la formazione, insieme al 50° dei documenti fondamentali usciti dal Concilio e al 25° della Costituzione apostolica “Ex corde Ecclesiae”. Il prossimo anno ricorrerà anche il 450° anniversario del Concilio di Trento con i suoi pronunciamenti in tema di educazione e formazione.

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