Ragazzo di Vizzolo sulla Costa Allegra

(Aggiornamento ore 12.30) La Costa Allegra ha visto “terra” intorno nelle prime ore di questa mattina. Ad accoglierla a Mahè, la più grande delle isole Seychelles, un lungo applauso di soccorritori, giornalisti, funzionari del piccolo Stato a mollo nell’Oceano Indiano. Dopo l’incendio di domenica nella sala macchine, con la nave alla deriva soccorsa da un peschereccio d’altura francese, e tre giorni senza corrente, aria condizionata e servizi igienici, per molti è la fine di un incubo. Per la mamma di Andrea Dellacà, il 24enne vizzolese dipendente della Costa, a bordo come parte del team escursioni, sono ancora minuti di angoscia. Nonostante siano già passate alcune ore dallo sbarco, infatti, la donna non ha ancora avuto modo di sentire la voce di suo figlio. «Probabilmente come membro dell’equipaggio è impegnato nelle operazioni o forse non lo lasciano ancora telefonare - spiega la madre Anastasia Moschopoulou, greca, ma residente a Vizzolo dove vive anche Andrea tra una traversata e l’altra sui giganti del mare - : io però sto letteralmente «friggendo». Non vedo l’ora di sentirlo, ma purtroppo per ora il telefono non ha ancora squillato».

(ore 8) L’anno scorso era a bordo della Costa Concordia. E nei giorni del disastro del Giglio ha tirato un sospiro di sollievo. Ora, però, anche lui è alla deriva. A bordo dell’altro gigante del mare da domenica in balìa delle onde dell’Oceano Indiano. Andrea Dellacà, 24 anni, di Vizzolo Predabissi è tra gli 86 italiani dell’equipaggio della Costa Allegra, la seconda delle navi da crociera della Costa alle prese con la “maledizione” che sembra aver colpito la compagnia di navigazione. Il colosso del mare, soprannominata “la nave di cristallo” per un’architettura moderna e luminosa, oggi come non mai sembra rispecchiare il suo nome. Fragile, trainata da due rimorchiatori, salvata dalla deriva da un peschereccio francese, il Trevignon, che l’ha affiancata domenica, subito dopo l’incendio nella sala macchine, che ha messo completamente fuori uso i motori e tutti i generatori di corrente. Nonostante i suoi 9 piani, una lunghezza di 187 metri e una capacità massima di 975 passeggeri e 425 membri dell’equipaggio. Il viaggio dei sogni, iniziato per 636 passeggeri (di cui 135 italiani, il gruppo più numeroso) e 413 dipendenti lo scorso sabato 25 febbraio da Diego Suarez (Madagascar) e diretto a Victoria (Mahè, Seychelles) si è trasformato in un incubo alle 10.39 di domenica, ora italiana. Da allora, ospiti ed equipaggio vivono come ostaggi del mare, con temperature alle stelle, privi della possibilità di comunicare con il mondo esterno, in balìa degli eventi.

E per i familiari sono ore d’angoscia. Andrea Dellacà lavora nel team che si occupa di organizzare le escursioni e accompagna gli ospiti nei tour sulla terraferma. «Conosce quattro lingue, è estroverso e aperto verso le nuove culture, è nato per fare un lavoro a contatto con la gente - racconta la madre, Anastasia Moschopoulou, greca che vive in Italia da anni, medico di famiglia a Mulazzano, ma residente a Vizzolo -: si è diplomato come perito industriale con specializzazione in lingue e dopo qualche altra esperienza di lavoro ha fatto un corso di formazione con Costa Crociere ed è partito».

L’anno scorso ha lavorato sulla Costa Concordia, sempre per il team escursioni, a servizio degli ospiti. Quest’anno, invece, è stato inviato sulla Costa Allegra. «Sono sempre stata tranquilla perché è sereno, felice di quello che fa e non voglio certo tenerlo attaccato alla mia gonnella, anche perché pensavo che lavorasse in un ambiente sicuro stando su navi di quella stazza - spiega ancora la donna che sta vivendo ore d’ansia -: continuo a pensare che sia successo qualcosa di molto grosso per paralizzare un simile bisonte. È inconcepibile che non ci siano sistemi di emergenza in funzione, che per la nave non ci sia modo di muoversi». Con Andrea, poi, non è ancora riuscita a parlare, motivo in più per vivere nel terrore che le informazione trapelate non siano complete. «Ci sentivamo tramite Facebook e altri programmi di messaggistica istantanea, da quando è successo tutto, però, non l’ho più sentito, non so niente di preciso - argomenta ancora la donna -: io l’ho saputo dalla televisione, stavo guardando il telegiornale e ho scoperto che c’era stato un incendio sulla Costa Allegra e in un attimo ho rivisto, nella mente, tutte le immagini della Concordia, su cui peraltro aveva lavorato anche Andrea. Era notte, non sapevo cosa fare. Spontaneamente ho fatto il numero di emergenza della nave, quello che viene consegnato ai parenti per avvertire, in casi urgenti, i membri dell’equipaggio se a casa succede qualcosa, ma era muto. Allora mi sono “attaccata” a Internet. Ho cercato un altro numero di telefono a cui rivolgermi, ma solo nella giornata di lunedì la Costa ha attivato un numero verde». Da lì, la donna si è letteralmente appesa al cellulare, cercando il modo di sentire il figlio.

«Come medico, ho anche chiesto se ci fossero emergenze sanitarie a bordo e nel caso come le avrebbero affrontate, senza corrente, senza generi di prima necessità, ma non mi sapevano rispondere, si passavano la palla l’un con l’altro - spiega ancora la donna -: abbiamo provato a metterci in contatto con la Farnesina, ma non abbiamo ottenuto risposte. Dalla Costa ci hanno riferito che dovrebbero portare dei telefoni satellitari sulla nave per permetterci di parlare con chi è a bordo, ma ancora io ancora non ricevuto nessuna chiamata. E l’Oceano Indiano non è un posto molto sicuro dove andare alla deriva. Anche se sono scortati non sono tranquilla». Secondo l’ultimo “bollettino” sull’emergenza, diffuso ieri dalla compagnia di navigazione, l’arrivo della nave a Mahè è atteso per oggi, primo marzo, alle 9 di mattina ora locale. Tutto, però, potrebbe cambiare in funzione alla velocità e alla condizioni meteo e marittime. La Costa fa sapere poi che a bordo ci sono a disposizione salumi, formaggi e pane fresco, portato ogni giorno tramite un servizio di elicottero attivato dalla compagnia. Che ha anche opzionato 600 posti aerei per organizzare i rientri e oltre 400 camere d’albergo per eventuali necessità di soggiorno. La brutta avventura di Andrea, dunque, dovrebbe concludersi a breve.

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