Non possiamo più tacere davanti a tragedie come quella di questi giorni in cui, ancora una volta, centinaia di vite umano vengono inghiottite dal mare. Scompaiono senza un nome. Scompaiono senza che i propri parenti possano piangere davanti ai loro corpi. Scompaiono perché non hanno un cognome altisonante. Scompaiono perché è più facile continuare a vivere indignandosi per qualche momento e poi andare avanti nella nostra vita quotidiana. L’Italia ha una grande dovere morale e storico di accoglienza ma non può ricadere solo su di noi la responsabilità della situazione drammatica che stiamo vivendo. E’ una questione che deve coinvolgere i 28 Paesi membri dell’Europa, chiamati a condividere le responsabilità di salvare, accogliere ed integrare profughi e rifugiati e non come fatto finora attraverso Mare Nostrum, abbandonando l’Italia a sbrigarsela da sola e lasciando in ostaggio dei trafficanti di esseri umani intere famiglie, giovani donne e minori. È ormai improrogabile la necessità di intervenire in un’ottica europea e non più solo nazionale, in tema di politiche di asilo, ma anche di programmi di cooperazione con i Paesi a noi più prossimi territorialmente.È giunto il momento. Oggi i morti del mare dovrebbero essere una priorità per tutti e non oggetto di speculazione politica. Solo chi ha visto da vicino quelle bare, senza un nome ma solo con dei numeri, può capire quanto sia importante fare silenzio in questi momenti. Per rispetto delle migliaia dei morti del mare e delle tante persone che sono sopravvissute a quelle tragedie.
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