Quanto ci manca la zia dobermann

In montagna è più facile: ti accolli lo zainetto e non lo molli più, salvo accidentale (sua) caduta nel dirupo. Recandosi in qualunque località balneare invece, sia spiaggia libera o attrezzata, uno dei primi problemi che ci si pone è quello relativo ai nostri effetti personali. Riflesso necessario e condizionato: dove metto chiavi-portafoglio-telefono? Una prima ricognizione all’ambiente circostante e il ricorso alle nozioni di fisiognomica lombrosiana applicate ai vicini, di solito non contribuiscono ad accentuare il nostro senso di sicurezza, anzi.Scartata l’ipotesi di affidare i beni sensibili al collare di apposito cane da guardia, vuoi per la carenza di spiagge che accettino Fido, vuoi perché non sempre il dobermann distingue tra amici e nemici, negli anni le tecniche si sono affinate.C’è l’opzione di piantonamento “prima faccio il bagno io e poi vai tu”, quella di occultamento “metti sul lettino sotto il telo, che alla fin fine il rigonfiamento non si nota”, e quella di custodia per interposta persona “scusi signora, può dare un’occhiata veloce che torno subito?”. Ma va da sé che questi rimedi tradizionali lasciano il tempo che trovano e, soprattutto, necessitano sempre di muoversi in gruppo o, quantomeno, in due al netto degli infanti, categoria quest’ultima che già necessita di per sé e a sua volta di stretta sorveglianza.Complici il crollo demografico, le famiglie monoparentali, l’aumento di single temprati dalla misantropia, la dipartita di molte anziane zie che venivano portate in spiaggia all’unico scopo di sorvegliare l’accampamento, il problema della sicurezza si pone con urgenza. Dato che non è lontanamente pensabile dotare ombrellone e sdraio di antifurto perimetrale a infrarossi multipli, ecco che allora, con l’avanzare della tecnologia e dell’inventiva, le soluzioni si moltiplicano. E non solo per prevenire sgradite sorprese, ma anche perché per l’oggetto indispensabile e imprescindibile, ovvero lo smartphone, il combinato composto di sabbia, acqua del mare, crema solare si presta a far più danni di una perdita non prevista. Al fine di fornire un servizio di pubblica utilità pertanto, proponiamo in questa sede alcuni esempi di soluzioni prêt-à-porter tratti dalla Rete. Assolutamente senza pretesa di esaustività, consapevoli di muoverci in un campo che si arricchisce ogni giorno di novità immaginifiche tali per cui nel caro, vecchio, consolante, catalogo Euronova sarebbero state immediatamente gratificate da un “astuto!”. Il livello base si raggiunge passando in ferramenta, così da procurarsi un esemplare di borsa-cassaforte da spiaggia. Trattasi di banale contenitore di plastica, sufficientemente capiente, dotato di manico in ferro e combinazione a tre cifre. Perfetta da bloccare all’ombrellone, dove la consistenza e la durezza del manico ne impediscono il taglio e il furto con destrezza. Oppure, stadio due, è possibile dotarsi di Beach Vault: una vera e propria cassaforte che va sotterrata nella sabbia. Grazie al telo speciale dotato di foro e al cuscinetto gonfiabile compreso nel pratico kit da viaggio, non sarà difficile scavare una piccola buca, stendere il telo, usare il foro passante per inserire la cassafortina a spirale avvitata e coprire il tutto con il pratico guanciale gommoso atto alla bisogna. Ma l’ultimo vero grido in fatto di protezione è un anonimo tubo di crema solare. Fuori appare in tutto e per tutto uguale a una qualunque confezione di protezione pastosa che usiamo regolarmente. In realtà però, come per gli accessori di James Bond o dei contrabbandieri, la crema si rivela un astuccio nel quale nascondere soldi, carte di credito, chiavi e smartphone. Lasciato sull’asciugamano o nel beauty assieme alle altre creme non desta sospetti. Resta un’unica avvertenza: attenzione a non prestarla al vicino di ombrellone.

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