Quali proposte per il futuro del Lodigiano

Il 2013 sarà l’anno in cui si gettano le basi per la ripresa anche nel Lodigiano? Ciò è necessario, per non restare ancora troppo in balia della crisi e per cogliere le opportunità che a livello più generale verranno studiate, ma come potrebbe avvenire?Occorre partire dal presupposto generale che l’attuale sistema produttivo (e di vita) è insostenibile. Ne è prova questa grave crisi economica, scoppiata a seguito della ricerca incontrollata del profitto speculativo (in finanza e nel settore immobiliare). Ne sono prova anche i gravi danni all’ambiente ed ai cittadini, di cui sono ricche le cronache nazionali e locali. Ne sono ulteriore conferma i gravi consumi di risorse: basti pensare che gli studi sul cosiddetto overshoot day dimostrano che nel 2012 il giorno dell’anno in cui gli abitanti della terra sono arrivati ad aver consumato tutte le risorse che il pianeta è in grado di riprodurre in un anno è stato il 24 agosto scorso! Dal giorno dopo e per il resto dell’anno si sta consumando il capitale naturale del pianeta.Dunque, occorre cambiare a livello generale e così pure nel Lodigiano.Ciò riguarda gli imprenditori, le amministrazioni locali, le associazioni imprenditoriali e dei lavoratori, le istituzioni finanziarie, i cittadini.Nel Libro Bianco scaturito dal lavoro degli Stati Generali e pubblicato nello scorso ottobre sono stati indicati alcuni criteri per una conversione del sistema produttivo ed elaborate alcune proposte concrete per il vivere economico del nostro territorio. E questo per ridare slancio e speranza a un Lodigiano che ha in sé importanti punti di forza ma che necessita di chiarezza su quale può essere il proprio futuro e perché. Impegni convergenti e costruttivi anziché disordine e improvvisazione.Anzitutto il cambiamento deve partire dal fine etico che guida le scelte: al centro vi sia il benessere dei cittadini e non il tanto-avere, magari di pochi.E poi vanno maggiormente valorizzati due criteri economici, discriminanti per le scelte: la responsabilità sociale d’impresa (ovvero la cura dell’interesse di tutti i soggetti che ruotano interno ad un’iniziativa imprenditoriale, a partire certamente dagli imprenditori-soci, ma anche dei lavoratori, dei clienti, dei fornitori, dei cittadini che abitano intorno all’impresa) e l’ottica di medio periodo (non imprese “mordi e fuggi”, ma proiettate ad abitare un territorio nel tempo).Sulla base di questi criteri generali, quali criteri operativi dovranno rispettare le imprese che vogliamo nel Lodigiano, per costruire un futuro di benessere? Almeno quattro.Antitutto il rispetto della legalità: significa ad esempio il rispetto degli obblighi fiscali, l’utilizzo di capitali sani e non derivanti da riciclaggio di proventi illeciti, e in generale il rispetto delle norme (di sicurezza, trasparenza, ecc.).Poi la sostenibilità ambientale: significa cura e rispetto del territorio in cui si opera, in quanto casa comune e casa del futuro. In modo forte e chiaro occorre sostenere il NO a qualsiasi nuovo consumo di terreno fertile, da sottrarre all’agricoltura, pretendendo invece l’utilizzo di zone industriali già edificate o il recupero di quelle dismesse.Il terzo criterio operativo è quello della virtuosità energetica: ciò implica efficienza per sprecare meno, risparmio attraverso il recupero, e infine utilizzo di forme di energia pulita con il ricorso alle fonti rinnovabili.Ultimo criterio ma forse il più importante: il lavoro “buono”, ossia il ricorso a forme di lavoro in dignità e sicurezza, con investimenti in formazione e ricerca, con attenzione alla solidarietà intergenerazionale e verso i meno fortunati. Un esempio: troppo spesso ai giovani si riservano stages e contratti atipici, con paghe non dignitose e mancanze sul fronte previdenziale ed assistenziale, che non possono considerarsi il giusto compenso dell’impegno di una persona.Tutti questi criteri devono orientare nel Lodigiano i comportamenti economici e le scelte per il futuro, anche da parte degli amministratori pubblici.Dai criteri proviamo dunque a passare alle proposte concrete per l’economia del Lodigiano.Anzitutto il nostro territorio può e deve ripartire dall’agricoltura, fondata sui punti di forza dei terreni fertili, dell’esperienza secolare, della modernità dei processi e degli istituti di ricerca. Certo, è necessario contenere le esternalità negative rappresentate dagli inquinamenti di acqua e aria, e dall’impoverimento dei terreni sfruttati dalla monocultura. Riteniamo inoltre che sia utile affiancare la produzione di energia, come complemento reddituale, ma con impianti rispettosi dei criteri sopra esposti: dunque sì al biogas con prodotti di scarto, no a quello con prodotti alimentari, sì ai fotovoltaici sui tetti, no per quelli a terra.Ma l’agricoltura troverà uno sbocco di maggior valorizzazione se contestualmente si riuscirà a rilanciare e promuovere la filiera agroalimentare, incrementando le attività di trasformazione (di latte e carne) e producendo in segmenti di qualità, come i prodotti “tipici” e/o “biologici” (siamo l’ultima provincia in Lombardia !)Ma il tessuto del Lodigiano è fatto, oggi più che mai, di piccole e medie imprese: il loro successo nel medio periodo dipenderà non solo dalla loro tipica dinamicità/flessibilità ma anche dalla capacità di aggregarsi. Occorre rafforzare questa capacità per consentire loro di difendere le proprie quote di mercato ma soprattutto di competere sui mercati più lontani, partecipare a gare per appalti importanti, fare formazione e ricerca.Ci sono poi settori di attività in cui l’avvio di nuove iniziative è in prospettiva favorito da una domanda in crescita: è il caso dei servizi alla persona, un “prodotto” che si consuma necessariamente in loco e che richiede principalmente il lavoro umano.Ma il Lodigiano può essere attrattivo di nuovi insediamenti produttivi di diversa connotazione. E per questo occorre uno sforzo di tutti per favorire l’ingresso sul territorio e lo sviluppo di nuove idee d’impresa, valorizzando i vantaggi competitivi esistenti (vie di comunicazione, vicinanza a Milano, ricerca, ecc.) ed individuando anche agevolazioni ed incentivi (per premiare la qualità sociale, ambientale ed occupazionale che un’impresa è in grado di esprimere). Non tutto è però lecito: nelle scelte occorre farsi guidare dai criteri discriminanti in precedenza descritti, perché il Lodigiano del futuro possa davvero essere una terra in cui si desidera abitare con le famiglie e lavorare dignitosamente.Certamente per tutto ciò è fondamentale anche il supporto attivo delle banche: la richiesta nei loro confronti è che abbiano un’attenzione privilegiata ad iniziative imprenditoriali con requisiti di territorialità, sensibilità ambientale e sociale, nuove idee e progetti.Infine una sottolineatura forte per il concetto della cosiddetta “green economy”: in essa si possono individuare infatti possibilità di importanti ritorni, sia per chi vorrà farne uso (collocandosi tra quelle imprese che possono certificare ai consumatori e ai cittadini di un territorio l’ecosostenibilità dei propri prodotti e delle proprie lavorazioni), sia per chi vorrà farne il proprio oggetto sociale (quindi fornire servizi alle imprese, per esempio, in tema di riduzione delle emissioni, trattamento degli scarichi, utilizzo di componenti riciclabili, utilizzo di fonti rinnovabili).Il passato ci consegna un Lodigiano incerto, il futuro lascia aperte tante strade possibili che con l’impegno convergente e costruttivo degli amministratori, degli imprenditori, dei lavoratori e di tutti i cittadini, possono essere percorse con beneficio per tutti.

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