Provincia, il vero nodo sono i posti di lavoro

Allarme dei sindacati: circa 500 i dipendenti degli enti pubblici decentrati

“Province snelle”, dopo un anno di discussione prevalentemente politico-istituzionale adesso vengono al pettine i nodi del lavoro. «Prepararsi a un trasferimento di dipendenti ai comuni e alla scure sulle figure di nomina politica: dirigenti, consulenti, staff istituzionali - dicono i sindacati - noi lavoratori finiamo in comune e le figure politiche saltano» «La Provincia di Lodi nel giro di pochi mesi deve diventare co-sede di una nuova maxientità provinciale lombarda, ormai c’è poco da girarci attorno. Cosa fanno e dove vanno le duecento persone inquadrate come dipendenti? Sarebbe più corretto dire quante, di queste duecento. Un numero non irrilevante dovrà piegarsi a una mobilità di qualche tipo. Verso i comuni sembrerebbe. Ed è quello che sottolineano anche i sindacati, se è vero che la selva di decretazioni conosciute come spending review dice che quel che la Provincia fa oggi domani lo faranno in larga parte gli enti di primo livello, i municipi. Ma c’è anche la possibilità, meno chiara, di un travaso di figure lavorative da Lodi a Cremona o a un altro territorio che Lodi necessariamente sposare. Il tema è scottante e delicato, per quanto destinato a passare ancora attraverso tappe burocratiche a scadenza ravvicinata. Mercoledi sera alla festa Pd del Capanno si è affacciato nell’intervento conclusivo di Giuseppe Stoppini, referente Cgil in via Fanfulla, ma prima ancora in alcuni passaggi del presidente Pietro Foroni. Foroni ha detto ad un certo punto «non ci sono esuberi. Per quanto riguarda il personale direttamente dipendente da noi Provincia il tema degli esuberi non si pone perché siamo addirittura sotto organico. Venerdi (oggi, nda) incontrerò i sindacati e ripeterò che per quanto concerne la pianta organica in nostra gestione, la necessità di tagli è esclusa». Ha però sottolineato, ad uso del pubblico che spesso confonde i servizi decentrati dello Stato tipo la Prefettura, il Provveditorato e l’Inps con le unità operative dell’ente provinciale, di «non potere garantire nulla nel tenere su Lodi i servizi dello Stato, che elevano nel complesso a più di cinquecento i lavoratori coinvolti. Io non sono un funzionario dello Stato e come tale, purtroppo, non posso influire su ciò che lo Stato decreta sui suoi uffici periferici». I sindacalisti presenti alla festa democratica aggiungono la loro voce. Secondo Stoppini e il collega Massimiliano Castelleone della Uil Polizia provinciale «lo scenario più probabile è di un passaggio di alcuni dipendenti, in quali settori lo dobbiamo vedere, ad amministrazioni comunali. Quali, anche questo va deciso. Uno scenario che sembra buono ma implicherà comunque contrasti di competenze forti fra noi che arriviamo dalla Provincia e il personale comunale di sempre. Prepensionamenti in provincia di Lodi oggi se ne possono fare pochi, perchè l’ente è relativamente giovane. Gli esuberi per dissesto finanziario? Questa è tutta un’altra questione, non c’entra nulla con l’accorpamento degli enti provinciali, lì non ci sarebbero scelte né ricollocazioni. I tagli secchi? Se li devono fare pensiamo che li facciano nei ruoli di nomina politica. Certo una Provincia accorpata avrà meno dirigenti di settore, consulenti, manager, uffici comunicazione. Bisogna entrare nell’ottica».

Emanuele Dolcini

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