Polemiche sulla moschea tra Milano e San Donato

La giunta di palazzo Marino guidata da Pisapia sceglie via Marignano, a ridosso del confine con San Donato, per la realizzazione di una futura moschea o forse di una chiesa evangelica. Poco convinto il sindaco sandonatese Andrea Checchi che, avvisato all’ultimo momento della decisione, vede la zona periferica della metropoli lombarda che si affaccia sul Sudmilano poco adeguata per ospitare un progetto del genere. Eppure l’area di 3400 metri quadrati in prossimità del capolinea della metropolitana figura tra le tre porzioni di territorio meneghino dove sorgeranno nuovi luoghi di culto, in particolare due moschee e una chiesa evangelica. Alla stessa funzione verrà destinato anche un immobile in via Esterle, vicino al centro multiculturale di viale Padova, nonché una parte dell’area dell’ex Palasharp. La decisione sembra già presa, tanto che venerdì dovrebbe essere ufficializzata dalla giunta del Comune di Milano. Dopodiché sarà avviato il bando pubblico per la concessione onerosa, che conterrà anche una serie di regole che gli aggiudicatari dovranno rispettare prima di poter costruire a proprie spese i luoghi di preghiera nelle aree pubbliche che verranno messe a gara. Il sindaco Andrea Checchi ieri sera ha commentato a caldo: «Innanzitutto non mi persuade l’impostazione, anche culturale, del Comune di Milano, di collocare in periferia, quasi a volerle allontanare dal cuore urbano della metropoli, questo tipo di spazi; in secondo luogo sono convinto che la zona del capolinea M3 non sia adeguata all’obiettivo, avendo già vissuto nel recente passato problematiche legate alla sicurezza, risolte peraltro solo con una forte sinergia fra le due amministrazioni». Inoltre, evidenziando di essere stato avvisato solo lunedì riguardo una scelta di tale impatto per il territorio, prosegue: «Ritengo che decisioni così importanti e con una ricaduta a livello sovraterritoriale abbiano bisogno di un tavolo di concertazione metropolitano e non possano essere assunte senza un adeguato confronto».

Il primo cittadino insomma parte dalla premessa di essere convinto «della necessità di realizzare luoghi adeguati per la preghiera onde favorire l’integrazione e promuovere la convivenza», ma esprime perplessità sul metodo e sul merito della decisione dei colleghi milanesi.

Immediata anche la reazione dell’opposizione. «Questo è il regalo che ci viene fatto dal Comune di Milano - afferma risoluto il capogruppo della lista “Insieme per San Donato”, Marco Zampieri -: dopo anni di problemi legati al suk, in un momento in cui la giunta di Checchi sta facendo pressing con Eni per chiedere di investire 15 milioni di euro nella riqualificazione del centro sportivo, si viene a sapere che a quattro passi sorgerà una moschea senza che l’ipotesi sia mai discussa sul territorio». Sono i primissimi riscontri che sono arrivati ieri pomeriggio in cui l’attenzione è stata puntata sull’indirizzo tra il terminal della M3 e il confine con San Donato che da anni reclama riqualificazione.

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