Ospedali uniti? Sindaci contro

Le ipotesi di accorpamento formulate sino ad ora dalla regione non convincono fino in fondo i primi cittadini dei maggiori centri della provincia

Gli ospedali lodigiani non vanno fusi con altri della Lombardia. E, se proprio è necessario, non si facciano tagli ai servizi locali. A dirlo sono i sindaci. Il primo cittadino di Pavia Alessandro Cattaneo ha le idee chiare: «La fusione degli ospedali pavesi con l’Azienda ospedaliera di Lodi e delle due Asl mi sta bene perché sono territori vicini - commenta -, basta che la sede centrale resti a Pavia che è un polo di attrazione sanitaria». Le ipotesi finora presentate in regione, infatti, sono quella del pidiellino Stefano Carugo che prevede di accorpare gli ospedali lodigiani con quelli di Pavia, Lodi e Crema (al pari delle Asl) e quella del leghista Fabio Rizzi che prevede, invece, gli ospedali di Lodi con Pavia e l’Asl con Pavia, Cremona e Mantova. Il consiglio comunale di Crema, invece, ha già approvato un ordine del giorno che boccia l’unione di Crema con Pavia e spinge per un’asse Lodi, Crema, Treviglio.

Diversa l’opinione del primo cittadino di Lodi Simone Uggetti. «Io ritengo che in tutte le strutture pubbliche c’è bisogno di programmare dei processi di razionalizzazione ed efficienza - commenta -. La direzione che auspico e per la quale mi batterò è per un unico polo territoriale sociosanitario, una edizione rivista e corretta di una struttura che raccolga Asl e Azienda ospedaliera in un unico soggetto, lasciando intatta la dimensione territoriale. Deve esserci una struttura unica che conosca il territorio che faccia programmazione, controllo e gestione per la parte ospedaliera. Ne abbiamo le capacità. Mettersi insieme ad altri territori distanti e con altre specificità è sbagliato. Mi auguro che chi come Roberto Maroni ha fatto dei territori una bandiera sappia cogliere questo elemento e non si lasci prendere da unioni contro natura. Cosa c’entriamo noi con Pavia e Mantova? L’Asl della Val Padana? Ma per piacere. Hanno costruito decine di strutture duplicate e adesso ci vogliono accorpare con territori distanti decine di chilometri. Credo ci voglia sobrietà, ma anche equilibrio».

«L’unica mia preoccupazione - commenta da Codogno il sindaco Vincenzo Ceretti - è che non ci siano ricadute sui servizi. La riforma della sanità lombarda non può solo partire dai confini delle aziende anche se il problema dei costi è rilevante; bisogna partire, invece, dalle analisi dei servizi per i cittadini. Gli interventi sanitari non devono avere al loro interno prospettive di impoverimento dei servizi sul territorio. Su questo l’attenzione sarà massima e puntuale da parte degli amministratori».

Della stessa idea anche il sindaco di Casale Flavio Parmesani: «L’importante è che i servizi restino sul territorio - dice -. Dovrebbero essere le Aziende ospedaliere a decidere e a fare le proposte ai territori». Per il sindaco di Sant’Angelo Domenico Crespi non c’è bisogno di alcun accorpamento: «In sanità non devono esserci sprechi - dice -, ma l'importante, per esempio, è che gli esami vengano fatti in fretta e bene. Il servizio sanitario ci deve dare risposte ottimali. Parla uno che ha un ospedale bellissimo pagato con i soldi dei santangiolini. Usiamo ciò che abbiamo, sia in termini di risorse umane che tecnologiche. Nel Lodigiano ci sono, sfruttiamole al meglio. Non c’è bisogno di andare altrove»

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