Orientare nella scuola e nella vita

L’autunno, per le scuole, oltre al rito delle nefaste occupazioni di cattiva rilevanza socio-relazionale, porta con sé anche altre diverse indicazioni che si rivelano, invece, di notevole interesse generale anche se tocca, in modo particolare, famiglie e ragazzi. Novembre e dicembre sono, infatti, i mesi delle giornate di scuola aperta, (open day per gli amanti degli inglesismi) occasioni, queste, utilizzate dalle scuole superiori per presentare alle famiglie i piani delle offerte formative, ma anche i diversi indirizzi di studio che comunque hanno subìto, dopo l’entrata in vigore della riforma Gelmini, una drastica cura dimagrante. Iniziative sicuramente utili anche se destinatarie di critiche più o meno esagerate. C’è chi parla, infatti, di «campagna acquisti», chi di «fiera delle proposte», chi di «esaltazione di autoreferenzialità» da parte di ciascuna scuola, salvo poi scoprire che si tratta, invece, di un semplice aiuto dato alle famiglie finalizzato alla scelta dell’indirizzo di studio più rispondente alle capacità e alle abilità di ciascun ragazzo. E’ una fase delicata che irrompe nelle famiglie in maniera coinvolgente. Almeno così si spera. Le scuole si attrezzano con depliant illustrativi, stage orientativi, audiovisivi, interventi di esperti esterni, tutte iniziative apprezzabili, che però, se non ben organizzate, rischiano di alimentare più dubbi che certezze. Personalmente sono dell’avviso che bisogna agire su un fronte molto più semplice e più alla portata di genitori e ragazzi. Allora un qualche suggerimento penso valga la pena dare. Per prima cosa nel bel mezzo dei pellegrinaggi da un istituto all’altro credo sia opportuno muoversi su due direttrici. Da una parte conviene attenersi alle indicazioni che gli insegnanti della scuola media si prodigano a fornire anche se spesso «abbaiano alla luna» ovvero parlano invano. Dall’altra conviene non trascurare le legittime aspirazioni dei ragazzi che vanno comunque accompagnati nella scelta, prestando però attenzione a non cadere in certe variabili che con l’attività di orientamento hanno niente o poco a che fare con buona pace dei genitori che, credendo di orientare, finiscono irrimediabilmente per disorientare. La scelta, infatti, avviene su variabili un po’ strane dal forte carattere sociale come il legame amicale, saldato durante gli anni delle medie o la vicinanza territoriale della scuola, ma anche le intime aspettative dei genitori quasi sempre molto elevate nei confronti dei figli, il tutto in barba alle diverse opzioni ritenute fondamentali dagli stessi insegnanti. Scarsa importanza viene così data a certe motivazioni che possono, al di là del cuore o della ragione, aiutare i genitori a capire il senso di una scelta. Vale la pena ricordare quanto importante sia muoversi in un ambito che oscilli tra l’interesse o le attitudini mostrate dal ragazzo già nelle scuole medie e le indicazioni di massima che sono state fornite dagli insegnanti. Non di secondaria importanza è l’attenzione che va riposta in un quadro più ampio di analisi sociale che i media aiutano a comprendere. Uno sguardo particolare dovrà essere dato ai processi didattici. L’esercizio della didattica oggi ha raggiunto un livello di qualità notevole in termini di innovazione grazie all’uso della più avanzata tecnologia che se adeguatamente sfruttata mette il docente in una particolare condizione professionale tale da offrire ai ragazzi più che ottimi elementi di approfondimento che vanno oltre il semplice dato contenutistico. Una prassi che si va consolidando con sempre più convincimento poiché ritenuta qualitativamente più rispondente alle attuali esigenze da più parti sollecitate. Il problema qui, se mai, è un altro. Se è vero che la tecnologia, portata a sistema didattico, richiede particolari richiami di approfondimento professionale, è altrettanto vero che ogni insegnante deve accettare di mettersi in gioco per offrire determinati standard qualitativi oggi più che mai ritenuti variabili essenziali ai fini di una ponderata scelta. La scuola è in costante evoluzione e segue, sia pure con qualche affanno, nel rispetto dell’incipit di svetoniana memoria “festina lente” (avanti adagio), quelle che in fin dei conti sono le nuove regole che i diversi rapidi cambiamenti sociali pongono alla sua attenzione. Eppure una sottolineatura si rende necessaria. Una scuola si muove sempre in un’ottica essenzialmente formativa, talchè abilità e competenze sono gli obiettivi primari su cui fondare ogni proposta progettuale. Ma è sbagliato muoversi in un’ottica esclusivamente formativa, ben sapendo che formare un soggetto senza una base educativa può solo portare alla scoperta di un individualismo esasperato. Sono rischi che possono nascere da un processo che non riconosca alcuna variabile etica nell’opera dell’insegnamento. Non è sufficiente, infatti, offrire agli allievi occasioni di apprendimento capaci di sviluppare abilità nel fare e capacità nell’utilizzare competenze acquisite mediante conoscenze. L’opera didattica deve essere necessariamente accompagnata dalla convinzione che insegnare a pensare esclusivamente a se stessi, a enfatizzare il valore individuale, a preferire l’affermazione personale a discapito di un vissuto relazionale così fortemente presente in un’esperienza scolastica, significa perdere di vista determinati valori che la scuola e il docente sono chiamati costantemente a preferire e presentare. Ritengo importante sottolineare come ogni processo di apprendimento possa alterare gli stessi valori che siamo chiamati a insegnare fino a dar loro un significato diverso, in meglio o in peggio. E se per gli insegnanti di oggi bisogna educare per orientare i giovani a prendersi cura del loro avvenire, per un antico insegnante come Socrate l’educazione doveva orientare i giovani a prendersi cura della loro anima poiché «non delle ricchezze dovete aver cura né di alcun’altra cosa prima e più che dell’anima; non dalle ricchezze nasce virtù, ma dalla virtù nascono ricchezze». Possiamo dire, allora, che esiste una cultura dell’orientamento fatta anche di valori intramontabili nella cui dimensione i ragazzi vanno educati a muoversi lungo tutto l’arco della vita.

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