Ore 23, coprifuoco tra serrande e fantasmi FOTO

Cronista e fotografo del Cittadino hanno vissuto la prima notte di chiusura totale a Lodi, Casale, Codogno e all’autogrill di Somaglia

«Sono qui dalle 17.30» racconta una signora stretta nel suo giubbotto su una sedia di plastica sotto il gazebo fuori dal pronto soccorso di Lodi. Sono le 23.15 e Alessandro, nella sua divisa blu della “Rossetti Group”, allarga le braccia. «Il freddo inizia a sentirsi» dice la guarda giurata, con il cellulare sempre pronto per allertare i colleghi all’interno. La notte è dura quando si lavora, figurarsi quando si deve attendere un parente fuori da un ospedale.

Scene della prima notte da coprifuoco dell’epoca Covid. In realtà, non bisogna attendere le 23, come detta l’ordinanza della Regione, per vedere spegnersi tutto. Lodi e il Lodigiano, in queste sere d’autunno un po’ nebbiose e noiose, forse hanno già un po’ nel loro Dna questa esigenza di doversi fermare per contrastare il “nemico virus”.

Piazza della Vittoria dorme. I bar sono tutti spenti. In giro solo un padrone con il suo cane e un “metronotte” che appiccica i bigliettini che attestano il suo passaggio sulle saracinesche dei negozi... ma forse questo lockdown notturno rischia di mettere in difficoltà anche i malintenzionati. In una stazione illuminata a giorno un ragazzo dorme appoggiato a una finestra. Gli passiamo accanto, non si accorge di nulla.

Un altro ciak, questa volta nella Bassa, dove ormai hanno fatto il callo a questi stop forzati. L’auto della polizia municipale di Casale ti passa accanto che nemmeno la senti, è elettrica. Invece fa rumore, eccome, la claire della birreria Stube sul viale dei Cappuccini. Il proprietario è circondato dai suoi ragazzi e dalle sue ragazze. «Alcuni studiano all’università, per altri questo è l’unico lavoro - spiega Andrea -; stiamo cercando di rivedere un po’ la turnazione, per garantire a tutti un’occupazione». Qui, nella strada della movida, solitamente c’era movimento fino a tardi: ma poi è arrivato Conte con la chiusura alla mezzanotte e adesso Fontana con l’anticipo di un’ora. «Io solitamente chiudevo alle 3 - continua -; la birreria è un tipico locale serale e notturno, apriamo alle 18. E comunque si vede già molta meno gente in giro. Temo che questa situazione possa protrarsi fino a Pasqua».

Sulla piazza di Codogno, la cittadina della Bassa che ormai viene associata al Covid, c’è solo una coppietta che si saluta con un bacio rubato prima dello scoccare delle 23. Al “Canda l’uga” stanno già girando le sedie sui tavoli. «Qui lavoravamo su tre turni - dicono -; prima le famiglie, poi i fidanzati e infine le compagnie che tornavano dalle partite di calcetto. Ora siamo costretti ad accettare prenotazioni solo per le 19 e le 21, specificando ai clienti che purtroppo non è possibile attardarsi al tavolo».

Pochi chilometri e siamo in autogrill a Somaglia. Qui non c’è nessuno che “festeggia”. La signora dietro al bancone schermato ci fa segno che dobbiamo consumare nel parcheggio. Sull’autostrada passa solo qualche tir. Di nuovo alle porte di Casale, dove la notte è squarciata solo dai lampeggianti blu dei carabinieri: fanno inversione, ci raggiungono ma poi cambiano strada. La radio intanto passa l’ultimissima canzone di Bruce Springsteen, “Ghosts”, proprio come i fantasmi di questa notte che sembra preannunciare tempi ancora più bui.

© RIPRODUZIONE RISERVATA