Oggi è la giornata mondiale dell’osteoporosi: i presidi lodigiani sono a Casale e a Sant’Angelo

Anche la nostra provincia in prima linea per battere la malattia delle ossa: «Più attività motoria, più calcio e vitamina D»

Sara Gambarini

La Giornata mondiale dell’osteoporosi ricorre il 20 ottobre. Ma che cos’è lo osteoporosi e quali sono i servizi presenti nel Lodigiano? Gli ambulatori dell’osteoporosi sono collocati nel presidio ospedaliero di Casalpusterlengo, dove la referente è la dottoressa Cecilia Bolis, e a Sant’Angelo Lodigiano, dove la responsabile è la dottoressa Selene Casalino. L’offerta di visite complessiva è pari a 10 pazienti alla settimana, più le urgenze. Per prenotare la prima visita basta avere l’impegnativa del medico di base e rivolgersi al Centro unico di prenotazione (Cup). Per i controlli invece le impegnative sono fornite dall’ambulatorio.

«L’osteoporosi è una malattia sistemica dello scheletro caratterizzata da una ridotta massa ossea e da alterazioni qualitative che si accompagnano ad un aumentato rischio di frattura - spiega la dottoressa Bolis -, la diagnosi si basa sulla valutazione della densità minerale ossea raffrontata con quella media dei soggetti sani adulti e l’unità di misura è rappresentata dalla deviazione standard del picco di massa ossea (t-score): un valore t-score fino a -1 indica la normalità, tra -1 e -2.5 l’osteopenia, inferiore a -2.5 l’osteoporosi». L’osteoporosi è di fatto una malattia di rilevanza sociale: si stima che in Italia ci siano 3,5 milioni di donne e 1 milione di uomini con questo problema. I fattori di rischio? Sesso femminile, ridotto apporto di calcio, menopausa precoce, scarsa attività fisica (che riducono la massa ossea), disabilità, abuso di alcolici e di benzodiazepine (aumentano il rischio di caduta), età, fumo, basso peso corporeo, carena di vitamina (che riducono massa ossea e aumentano rischio caduta. La malattia si divide in primaria (post-menopausale senile) e secondaria (patologie ematologiche, epatopatie croniche). «La prevenzione si attua correggendo i fattori di rischio - osserva la dottoressa Bolis -, per esempio incrementando l’attività motoria, l’apporto di calcio e vitamina D; mentre i trattamenti preventivi sono rivolti a tutti, le terapie specifiche sono riservate alle persone con fattori di rischio maggiori come menopausa prima dei 45 anni e terapia steroidea protratta per più di 6 mesi», precisa.

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