Nuovo anno scolastico, solito tutto

Da anni siamo abituati alle vigilie tormentate che precedono l’avvio di un nuovo anno scolastico. Per il prossimo, oramai alle porte, non poteva essere diversamente. Tutti i quotidiani, on-line o cartacei, danno notizie preoccupanti su quello che potrebbe essere un caotico inizio d’anno. A dire il vero i motivi ci stanno tutti. Docenti e non docenti, presidi, studenti e genitori, per un motivo o per un altro sono arrabbiati, mentre un gran lavoro si preannuncia per la magistratura.

Un dato su tutti. Negli ultimi anni la scuola è sempre più governata dalle sentenze dei giudici più che dai decreti o dalle ordinanze dei vari ministri. Ci sono i docenti inidonei che a seguito dell’entrata in vigore dello «spending review», stando a nuove disposizioni normative, dovranno lasciare qualsiasi attività didattica per entrare nelle liste del personale ata ed essere conseguentemente utilizzati in attività di laboratorio o nelle segreterie scolastiche.

Com’era prevedibile le reazioni non si sono fatte attendere. I diretti interessati non ci stanno; non vogliono ritrovarsi, d’ufficio, in un diverso ruolo giuridico, con funzioni che nulla hanno a che vedere con l’insegnamento.

Per il ministero, però, una inidoneità segna il confine tra ciò che è attività di docenza e ciò che di docenza non ha più nulla. Contenziosi in arrivo. Ci sono poi i docenti impegnati nei corsi di TFA (Tirocinio Formativo Attivo) promotori di contenziosi e proteste per via dei tanti quesiti sbagliati. Una situazione talmente seria da indurre lo stesso Ministro Profumo a chiedere ufficialmente scusa per gli inconvenienti registrati.

Un commento a questa situazione arriva da Mauro Tulli, direttore del Dipartimento di Filologia, letteratura e linguistica dell’Università di Pisa che preannuncia un approfondimento nel Consiglio Universitario Nazionale convocato ai primi di settembre.

«Che dire» - aggiunge laconico il professor Tulli – «La situazione è davvero triste». Dopo i corsi abilitanti riservati, i corsi SSIS (Scuole di Specializzazione per l’Insegnamento Secondario) organizzati dalle Università, i corsi TFA, i precari non sanno più a chi santo affidarsi. Contenziosi in arrivo. Nuvole nere si addensano all’orizzonte per la questione legata ai ragazzi con difficoltà di apprendimento che, se non gravi, si vedranno negare il sostegno.

Per Roberto Gontero, Presidente di Agesc (Associazione Genitori Scuole Cattoliche), «il nostro Paese si conferma il più distratto in Europa nei riguardi degli alunni e dei giovani che si formano, e il più disattento verso le minoranze». Ancora una volta c’è chi vuole sottolineare come le ragioni di finanza pubblica tendono, talvolta, a prevalere sulle ragioni dettate dal diritto allo studio. Una forte accusa che non lascia presagire nulla di buono.

Molti i genitori pronti ad affilare le armi giuridiche pur di far cambiare idea a chi dimentica il principio della scuola di tutti e di ciascuno. Anche in questo caso contenziosi in arrivo. Sempre più complicata diventa per l’Amministrazione scolastica la questione dei docenti precari inseriti in graduatoria da diversi anni, alla ricerca di un futuro stabile, molti dei quali immessi in ruolo dai Giudici del Lavoro sensibili nell’interpretare la disperazione degli insegnanti pronti a tutto pur di vedersi riconoscere il diritto a un contratto a tempo indeterminato.

Da nord a sud si moltiplicano le iniziative legali che vedono sempre soccombere la pubblica Amministrazione. Contenziosi infiniti. Burrascosa anche la questione dei presidi mandati in pensione coatta. Si tratta di alcuni presidi a cui la Direzione Scolastica Regionale dell’Emilia Romagna, che si è attenuta alle direttive ministeriali, non ha rinnovato una seconda proroga da concedere dopo i 65 anni di età.

Una diversa interpretazione della norma con relativa conseguente decisione è stata presa in Lombardia dove, invece, i richiedenti si sono visti accogliere il rinnovo della proroga senza alcun problema. Nelle regioni ostative alla concessione della seconda proroga i ricorsi avviati stanno creando esiti incerti.

In caso di accoglimento delle rivendicazioni presentate, i presidi mandati in pensione coatta, avrebbero il diritto a rientrare nelle sedi già occupate, che nel frattempo sono state assegnate ad altri. Che dire. Potremmo assistere a seri inconvenienti come quello di vedere scuole con due presidi di cui uno per diritto giuridico e l’altro per diritto normativo.

Meno male che non ci sono quelli per diritto divino. Che fortuna per quei ragazzi che avranno due presidi! Contenziosi da sfinimento. Un commento a parte merita il nervosismo che va crescendo tra le fila dei precari cosiddetti «storici» per via del prossimo concorso a cattedre annunciato dal Ministro.

Potrebbe apparire un assurdo, eppure anche questo concorso avrà vita travagliata dal momento che prima ancora di essere bandito (lo sarà in questo autunno) ha già pronto un contenzioso in pectore che punterà al suo annullamento per via giudiziaria.

Almeno questa è la notizia, diffusa dagli organi di stampa, ad opera del coordinamento dei precari di vecchia data, ovvero di quei precari che, canuti e calvi, aspettano fiduciosi di ottenere un incarico a tempo indeterminato.

Un concorso che paradossalmente più che un’opportunità, viene visto come un’ulteriore un’ingiustizia alimentata dal concetto di «ringiovanimento» della classe docente.

Un concetto, fanno sapere i precari di vecchia data, che dimentica chi da anni vive una defatigante aspettativa resa estenuante da una precarizzazione continua e permanente che non aiuta, ma che anzi contribuisce a rendere critica la stessa situazione famigliare. Siamo di fronte a una guerra tra poveri.

Da una parte i precari storici e dall’altra i giovani laureati. Contenziosi futuri in arrivo. Non meno preoccupante è il fronte studentesco da cui arrivano segnali di insofferenza verso la politica scolastica in atto.

Giovani insofferenti verso una scuola del merito, verso una scuola selettiva, verso una scuola poco attenta alle diseguaglianze sociali, verso una scuola non incline a rivedere processi didattici innovativi, verso una scuola che boccia tanto e promuove poco e che poco fa per abbattere diritti e privilegi dei singoli.

Un messaggio preoccupante che fa pensare a un autunno tanto caldo quanto lo è stata questa asfissiante estate. Tranquilli. «Nihil sub sole novi» (nulla di nuovo sotto il sole). Tutto come al solito!

Corrado Sancilio

preside dell’Istituto “Agostino Bassi” di Lodi

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