Non si muore con la fine dell’autonomia

Gli scritti graffianti di Canova e Cancellato dedicati al futuro del Lodigiano ci hanno bruscamente riportato alle nostre responsabilità ricordandoci i nostri limiti, le nostre debolezze, le nostre rinuncie. Nei loro scritti ci hanno detto che con l’arrivo dell’autonomia amministrativa potevamo essere qualcosa di speciale ed innovativo, qualcosa di «fresco», qualcosa che poteva servire oggi da antidoto e da esempio per dimostrare che si può servire bene il proprio territorio, mostrando con efficacia l’utilità del decentramento amministrativo declinandolo come un’ opportunità per vivere meglio e non come un costo da sopportare. Canova e Cancellato ognuno a suo modo alla fine ci dicono con rammarico che invece l’occasione è stata in parte sprecata.

Forse hanno ragione, anch’io penso che si poteva fare molto di più ma se mi guardo indietro, se ripenso al 1995 mi accorgo che questo territorio è comunque cresciuto assieme alla sua autonomia.

L’università, il parco tecnologico, i 400 Km di piste ciclabili, le Scuole Superiori rimesse a nuovo, la nascita del Consorzio per i servizi alla persona, la nascita del Sistema di interprestito bibliotecario lodigiano, la creazione dell’unica società interamente pubblica per la gestione dell’acqua, i NO alla centrale di Senna ed all’inceneritore di Casalpusterlengo, il fondo provinciale anticrisi sono indubbiamente figli dell’autonomia, della sua spinta.

Certo in questi anni hanno abbiamo anche subito sconfitte dure, si è costruita la centrale di Bertonico, hanno lasciato il nostro territorio grandi aziende come la Polenghi, in parte la Lever, la Azko Nobel, il nostro artigianato soffre e le nostre prestigiose stalle chiudono.

Tutto quanto è accaduto in questi anni, di buono e di meno buono mi ha comunque insegnato che se il territorio è unito e si muove, pur nelle sue diverse sensibilità, verso obiettivi strategici considivisi i risultati si raggiungono, altrimenti NO. Del resto la vera essenza dell’autonomia dovrebbe essere proprio una naturale ed efficace coesione territoriale.

Oggi ci troviamo di fronte al ridimensionamento delle autonomie territoriali, un ridimensionamento figlio di una «allegra» gestione della spesa pubblica e di una terrificante crisi economico-sociale di carattere sovranazionale, un ridimensionamento che siamo costretti a subire anche grazie alla spinta dei nostri concittadini, quegli stessi che anni fa hanno voluto l’autonomia che oggi però si sono convinti che la ripresa economica passa anche per il taglio dei territori.

Credo sinceramente che questi concittadini negli anni futuri si accorgeranno dell’errore nel quale sono caduti, sulla spinta di una sapiente macchina mediatica che per preservare i veri privilegie e sprechi ne indicata altri. Del resto basta pensare che avremo tutti meno servizi nel territorio con lo stesso livello di tasse di prima. Detto questo io credo però che Noi tutti dobbiamo fare lo sforzo di superare vecchie divisioni o sterili polemiche e cercare di preservare sul territorio quanti più presidi, seppur ridimensionati possibili.

Riguardo il livello amministrativo e politico credo infine che ci dovremo attrezzare per portare con forza le nostre istanze lodigiane, perchè il lodigiano non muore con la fine della Provincia, in un contesto più grande.

Credo anche, ed in questo sono molto in accordo con Cancellato che dovremmo con più forza e convinzione percorrere la strada delle Unioni Comunali. È una sfida difficile, ma misurerà la nostra ambizione di classe dirigente lodigiana.

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