Nel Sudmilano il decreto non piace

«Orari liberi nel commercio: prima di tirare i bilanci devono intervenire Regione e comuni con i regolamenti attuativi». Lo ricorda l’Unione del Commercio, artigianato e servizi di Melegnano di fronte alle incertezze messe in moto dalla nuova rivoluzione delle vendite targata “decreto salva Italia”, ovvero la legge 241/2011, firmata in corsa contro il tempo dal presidente del consiglio Mario Monti.

Una delle conseguenze più immediate è stata l’apertura no-limits dei negozi, subito fatta propria da alcuni centri commerciali del Lodigiano, cui probabilmente terranno presto dietro quelli del Milanese.

I cittadini saranno “avvolti” da uno shopping 24 ore su 24 in cui sagre e domeniche, uno dei baluardi dell’italianità, sono destinati a scomparire in un flusso di cassa continuo? In realtà, annota l’associazione di categoria di piazza Pertini, prima di capire chi e in quali termini deciderà di passare ad aprire sempre, occorre un passaggio intermedio importante: devono essere la Regione e gli enti locali, cioè i comuni, a dettare alcune norme di fondo che mettano uno spazio chiaro entro cui muoversi.

La regione, che ha fra le sue competenze la politica commerciale, entro il 21 febbraio deve produrre un regolamento che inquadri questo terzo passo verso la deregulation del mondo dei negozi italiano. Il primo fu nel 1998 la legge Bersani, che tolse il “contingentamento” degli esercizi divisi per categoria, semplificò la tipologia delle merci fra “alimentare” e “non alimentare”, e rese più facili le licenze; il secondo passo è di pochi mesi fa, governo Berlusconi, con la legge 111/2011 e la concessione della completa libertà di orari ai “comuni turistici e città d’arte”.

Ora il terzo atto dice che non c’è bisogno di essere una città particolarmente artistica per tenere sempre su la serranda: basta che il gestore decida che è utile. Ma è davvero utile? È con lo shopping continuo che si resta in Europa un po’ più da europei e un po’ meno da eroi? Guido Scotti, attuale presidente dell’Unione ritiene “probabile” che negli iper e nella grande distribuzione «la misura crei un certo numero di posti di lavoro in più», ma avverte, da buon economo della sua stessa impresa, che «le maggiori spese per l’apertura extra tenderanno facilmente ad essere scaricate sul costo dei prodotti».

Aggirandosi fra le vie melegnanesi a chi può interessare aprire la domenica pomeriggio o fino a mezzanotte? Ai panettieri? «No grazie, per fortuna abbiamo famiglia e vorremmo dedicarci a quella», annota la titolare del prestinaio Guerini di via Conciliazione. Ai farmacisti? «L’unico momento della settimana che in Melegnano ha un’attrattività economica in più sarebbe la domenica fino alle due, diciamo in conclusione del mercato ambulante - riflettono alla farmacia Petrini sotto il comune -, di sera si rischia di spendere troppo in costi per ottenere ben pochi ricavi».

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