Nel Lodigiano e nel Sudmilano ricorrono i nomi delle cosche

Il rapporto della Dia non fa sconti: dalle presenze “storiche” il rischio attuale di infiltrazioni

«Nel periodo di questa fase emergenziale le infiltrazioni dei sodalizi criminali nell’economia legale privilegeranno verosimilmente l’edilizia, i servizi funerari e cimiteriali, ma anche le attività connesse con le pulizie, la sanificazione e la produzione dei dispositivi di protezione, nonché lo smaltimento dei rifiuti speciali, specie ospedalieri». Lo scrive la Dia nella sua ultima relazione al ministero dell’Interno e al Parlamento, e aggiunge: «La vulnerabilità di alcuni rami commerciali, come la ristorazione e l’alberghiero, costretti a una prolungata chiusura per il lockdown e le altre misure di contenimento del contagio, potrebbe creare condizioni favorevoli al subentro nelle compravendite della liquidità mafiosa».

La presenza dei clan, in particolare della ’ndrangheta sulla quale da diversi anni appare concentrata l’attenzione della Dda di Milano ma più silenziosamente anche della camorra e della stidda siciliana, aveva già cominciato a radicarsi a partire dalle migrazioni del Dopoguerra, e non a caso anche la placida Lodi fu colpita ad esempio dai sequestri di persona negli anni ’70.

Ricorrono nelle cronache diversi cognomi legati alla cosiddetta ’ndrangheta Jonica, e non bisogna andare oltre l’autunno scorso per trovare un provvedimento di interdittiva antimafia della Prefettura a una società operante nella zona di San Colombano ritenuta legata a un esponente della criminalità organizzata calabrese. Ma anche a San Giuliano Milanese sono stati contestati negli anni passati reati compiuti da persone legate al clan camorristico dei Gionta, più recentemente da sedicenti stiddari. Per non dimenticare l’avvio di un’arrembante azienda di raccolta rifiuti nel Lodigiano con capitali ricondotti dagli investigatori all’ambito mafioso palermitano di Porta Nuova, anche se poi tribunale di Palermo in secondo grado escluse questa ipotesi. La nuova frontiera del crimine organizzato, al nord, è l’impiego di capitali attraverso prestanome, anche stranieri. E il Lodigiano non fa eccezione.

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