Multe per le scritte sui negozi, la protesta

La gran parte dei commercianti si è vista recapitare avvisi di pagamento a causa di mancate denunce di manifesti considerati pubblicitari o delle loro misure

Valanga di multe sui negozianti sandonatesi: in città monta la protesta. Insegne, cartonati in vetrina, addirittura targhette con l’orario d’apertura sono finite nel mirino di Ica tributi, società a cui l’amministrazione comunale ha affidato in gennaio la riscossione delle imposte, prima appannaggio di Acs. Gran parte dei commercianti si è vista recapitare lettere di pagamento, a causa di mancate denunce di manifesti considerati pubblicitari o delle loro misure. La stangata è piombata nelle caselle delle lettere degli esercenti sandonatesi durante la settimana scorsa. Martedì, in due infuocate riunioni straordinarie, hanno condiviso il proprio malcontento. Paolo Galazzi, della “Bottega d’arte orafa” di via Libertà, si è visto multare di 160 euro per «un cartello su cui quotidianamente riportavo una frase del giorno». Al bar Aurora di via Salvemini, l’accertamento di 240 euro ha chiamato in causa «una decorazione: una tazzina di caffè dipinta in vetrina, che è lì da due anni» spiega l’esercente Massimiliano Cuomo. Con loro tantissimi altri: secondo alcuni, oltre la metà dei negozi di San Donato. Alcune multe hanno superato i mille euro. Ad essere colpiti sono insomma cartelli e raffigurazioni che, secondo gli accertatori, andrebbero sottoposti alla tassa comunale sulla pubblicità. Ogni esercente è tenuto a pagarla secondo la metratura occupata. Nelle lettere di Ica figura infatti come voce principale di imposta la «mancata denuncia» del manifesto, richiamandosi ad articoli di legge ben precisi. Non è la normativa ciò che i negozianti discutono: «Ciò che dà fastidio è che si tratta di una società privata che guadagna a percentuale sulle multe», afferma Cuomo. «Si parla tanto di incentivare il commercio locale - ancora Galazzi -, ma è un continuo mettere il bastone tra le ruote. Perché non dare un avviso preventivo?». Tra i casi più eclatanti, poi, c’è quello di “Vobis”, negozio d’informatica sotto i portici di via Gramsci: «Pago quasi 800 euro all’anno per insegne e vetrina. Hanno pensato bene di tassarmi la targhetta con l’orario d’apertura. Perché? Forse perché sopra c’è il logo del negozio? Non lo so». «Non sono i soldi della multa che cambiano la vita, è il principio - concludono da “Vobis” -. Ti senti aggredito nei modi. Arrivano senza farsi vedere, scattano le foto e ti recapitano il pagamento». Alle riunioni di martedì era presente anche il sindaco Andrea Checchi, che ha invitato i commercianti ad attendere a pagare. «Ho chiesto tempo per verificare la situazione. All’inizio di settimana prossima, rientrati l’assessore alla partita e il dirigente, convocheremo Ica e decideremo il da farsi». D’altronde, sottolinea il primo cittadino, «Ica ha vinto la gara per l’affidamento. E, se Acs avesse agito con responsabilità non saremmo qui ad inseguire ciò che questa non ha riscosso». Situazione congelata, pertanto, ma con i commercianti sul piede di guerra.

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