Minacce dei No vax, Pregliasco al «Cittadino»: «Ho denunciato alla Digos»

Parla il medico del gruppo San Donato finito sotto attacco: «La terza dose sarà il destino»

Insultato e minacciato in continuo dai no vax, ma lui va avanti e denuncia tutto alla Digos. Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’istituto Galeazzi, nell’ultima settimana è sotto attacco.

Professore, cosa sta succedendo?

«Continuo a ricevere minacce e insulti, con telefonate anonime e sui miei canali social, da Facebook a Instagram».

Per esempio?

«Uno mi ha chiesto addirittura “come faccio a baciare i miei bambini”, dicono che è ora di smetterla di dire str...., mi minacciano e continuano a mandarmi articoli per fare contro informazione».

Ha paura?

«Il clima è senza dubbio frutto della situazione sociale generale, che porta a negare l’evidenza della malattia».

Da quanto tempo durano le minacce?

«Si sono intensificate nell’ultima settimana. Hanno assediato il mio profilo di insulti persino sotto la foto dell’inaugurazione di un’ambulanza, su Instagram».

Dottore, ci sono novità sulla terza dose? Sarà per tutti o per i più fragili?

«La terza dose sarà il destino, anche se per quanto riguarda la strategia dipende dai dati epidemiologici. Il caso Israele fa da apripista, la terza dose sta frenando i contagi».

Cosa pensa della situazione che si è creata?

«Sono dispiaciuto, comprendo la paura, ma dobbiamo risolvere insieme questo problema. Non si può negare l’opportunità del vaccino, in termini di solidarietà umana».

Lei è favorevole all’obbligatorietà per tutti?

«O c’è responsabilità individuale, oppure, secondo me, bisogna procedere così. È un modo un po’ brutale, ma efficace per raggiungere l’obiettivo».

Lei ha dichiarato che fino al 2022/23 non usciremo dalla pandemia, come mai?

«La malattia ha un andamento a onde via via digradanti, come quelle di un sasso nello stagno , quando le condizioni sono favorevoli».

Sono state già individuate altre varianti diverse dalla Delta in Italia? La Mu?

«La Delta è presente nel 90 per cento dei casi, poi ci sono altre varianti, la Mu no».

Sul fronte clinico ci sono novità?

«Sì, sta andando avanti, sul piano terapeutico, con la terapia degli anticorpi monoclonali per affrontare la malattia».

Il test sierologico prima del vaccino è utile?

«Non serve, secondo me. Non abbiamo dati ufficiali, diventa difficile gestire la vaccinazione in questo modo. Bisogna arrivare, invece, alla standardizzazione dei tempi per il richiamo, come si è fatto con altri vaccini per cui ogni 10 anni, per esempio, c’è il richiamo».

Lei ha pubblicato di recente degli studi?

«Stiamo lavorando proprio all’applicazione degli anticorpi monoclonali per via intramuscolare, una procedura veloce. Attualmente, invece, la trasfusione avviene per via endovenosa ed è richiesto un giorno in ambulatorio».

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