Meno 14 per cento di nati a Lodi da inizio 2020 ma da giugno è iniziata la ripresa

Dati in chiaroscuro anche a causa della riduzione di posti per il covid-19

Boom di parti a giugno all’ospedale di Lodi. Anche se, complice il Covid che ha indotto molte partorienti a rivolgersi ad altre strutture, il confronto tra i primi 6 mesi del 2018 e del 2019 è di 93 parti in meno.

A frenare un po’ i parti è stata la paura ad utilizzare il punto nascite dell’ospedale di Lodi, coinvolto dalla pandemia. Se con la chiusura dell’ostetricia della Bassa le donne si dirigevano al Maggiore, durante la pandemia, probabilmente, hanno scelto altre strade. Ma a dirlo saranno i dati dell’Ats incrociati con quelli dell’Asst.

A snocciolare i primi numeri è il primario della ginecologia dell’Asst Giancarlo Garuti. «Nei primi 6 mesi - spiega il ginecologo - c’è stato un 14 per cento di parti in meno. C’è stata una distrazione delle partorienti soprattutto verso Milano; in particolar modo all’inizio della pandemia, quando nella metropoli, i contagi non erano arrivati. Abbiamo avuto poi un recupero delle nascite a maggio e a giugno». Il periodo peggiore per le mamme che dovevano partorire è stato quello tra marzo e aprile. Nel primo semestre del 2019 i parti erano stati 610, mentre nel primo semestre del 2020 sono stati 517. Tra marzo e aprile, invece, i parti sono stati 159 contro i 182 dello stesso periodo dell’anno precedente.

A maggio, invece, il calo è stato molto ridotto. Gli 89 parti del 2019 sono scesi a 73 e a giugno ancora di meno. Nel 2019 erano stati 110, nel 2020 sono stati 98. Una media insomma di oltre tre parti al giorno.

A frenare un po’ l’attività è anche la riduzione dei posti letto a causa delle misure sanitarie restrittive. Quattro letti su 28 sono destinati alle donne positive e 2 stanze alle pazienti dell’area grigia, cioè alle donne che sono in attesa dell’esito del tampone e vengono trattate come se fossero positive. In totale il reparto ha perso 6 letti.

Sta continuando, invece, l’attività di “home visiting” avviata dal dipartimento materno infantile guidato da Roberta Giacchero. Le ostetriche vanno a casa delle donne che hanno partorito, a controllare bambino e mamma, invece di farli tornare in ospedale. Un servizio all’avanguardia molto apprezzato dalle donne. «Per il resto - spiega Garuti - le misure restano quelle attivate a marzo e i percorsi delle donne che arrivano in ospedale sono differenziati a seconda dei sintomi. In camera con la mamma entra un parente solo, di solito il papà del bambino».

Sta riprendendo, intanto, anche l’attività chirurgica ginecologica in elezione. «Abbiamo 20 donne da operare entro la prima settimana di agosto - spiega il responsabile del reparto -. I casi non urgenti saranno trattati a settembre. Anche per le sale chirurgiche dobbiamo rispettare tutte le distanze. Prima, in day surgery, facevamo 8 interventi in una mattina, adesso possiamo farne solo 4, anche perché abbiamo 6 letti in meno. L’area chirurgica, infatti, è quella al sesto piano, ma i letti sono sempre occupati, quindi utilizziamo quelli dell’ostetricia». Da un mese il reparto ha ripreso anche l’attività ambulatoriale ginecologica. Quella ostetrica non si è mai interrotta. «L’idea - precisa Garuti - è di creare un percorso ad hoc per recuperare le pazienti che sono rimaste in sospeso a causa del coronavirus. Sono circa un migliaio. La gestione di tutta l’attività è necessariamente prudente su tutti i fronti per garantire le regole di sicurezza rispetto all’infezione di Sars - Cov 2.

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