MELEGNANO Claudio Cesaris accusato dell’omicidio del professore a Viterbo

Il 68enne è cresciuto in città e ha studiato a Lodi, gli amici increduli per l’accaduto

«L’abbiamo sentito l’ultima volta la scorsa settimana, la notizia ci ha lasciato senza parole, è davvero una cosa inimmaginabile». Con un misto di stupore, sorpresa e incredulità, ieri mattina l’amico di una vita di Melegnano Rinaldo Olivari ha commentato così il fermo del 68enne Claudio Cesaris, sospettato dell’omicidio del 50enne Dario Angeletti avvenuto in questi giorni a Tarquinia nel Lazio, la pista seguita dagli inquirenti è quella passionale. «Claudio ha trascorso la giovinezza qui a Melegnano, siamo amici da una vita, la notizia ci ha lasciato senza parole - racconta al telefono con un filo di voce il 73enne Olivari, figura molto popolare in città da sempre impegnato nel mondo dell’associazionismo locale -. Animati dalle stesse passioni, da ragazzi abbiamo seguito i corsi di canoa e quelli per diventare bagnino: eravamo sempre assieme, anche il gruppo di amici comuni è rimasto letteralmente esterrefatto per quanto letto in questi giorni».

Classe 1953, il giovane Cesaris ha frequentato il liceo scientifico Gandini di Lodi, rimanendo in contatto con diversi compagni di classe, che in questi giorni hanno quindi accolto con profondo stupore la notizia del fermo in terra laziale. «Anche dopo che aveva lasciato Melegnano per trasferirsi a Dresano, non ci eravamo mai persi di vista - continua Olivari -: in passato Claudio era stato a lungo maestro di judo alla Polisportiva Csm, l’associazione di arti marziali con sede alla casa Scout in via Baden Powell di cui io sono presidente». Molto conosciuto anche dai soci della sezione locale del Club alpino italiano, altro storico movimento molto radicato in città, una quarantina di giorni fa Cesaris ha partecipato con lo stesso Olivari e l’altro maestro Umberto Giudici ad una trasmissione dell’emittente melegnanese Radio Usom, durante la quale i tre amici hanno raccontato le vicende della Polisportiva Csm. «Dopo aver lavorato a lungo come tecnico di laboratorio all’università di Pavia, negli ultimi tempi si era trasferito nel Lazio, ma faceva ritorno spesso nella sua Melegnano, dove era solito ritrovare gli amici di una vita - continua ancora Olivari -. L’ultima volta l’abbiamo sentito una decina di giorni fa, l’abbiamo invitato per festeggiare assieme il 70esimo compleanno di un amico, ma ha declinato in quanto impegnato in una conferenza. Il resto è storia di questi giorni quando abbiamo appreso la notizia del fermo di Claudio, che è stato un fulmine a ciel sereno - ribadisce sgomento in conclusione -: stanotte ( ieri ndr) non ho chiuso occhio, ci sembra di vivere un incubo, siamo davvero tutti sotto shock».

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